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AURORA

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In realtà fino a pochissimi mesi fa volevo chiamare il disco “Mondo cane”, che è un’espressione comunque rimasta nei testi. Lo vedevo come un lavoro super nero, molto scuro, molto crepuscolare. Poi però alla fine mi è sembrato che… l’ansia, mi sembra che sia la malattia del secolo (ride), mi sembra che le persone che ho intorno ne soffrano tantissimo. Se devo individuare un problema che accomuna tutti i miei amici e conoscenti è proprio l’ansia: l’ansia da prestazione, l’ansia di piacere, l’ansia di non piacere, come verrà recepito quello che fanno; è una cosa che ci caratterizza tutti. Mi sembra invece che l’ansia, nel senso della paura di qualcosa che dovrà succederci ma che non sappiamo bene come e se la sapremo affrontare, sia una cosa da cui non scappo io e non scappano tutte le persone che ho attorno. Però poi mi sembrava troppo facile fare discorsi nichilisti e pessimisti, è una scappatoia. Per questo il disco si chiama “Aurora”, per questo ho cercato di evitare il tono della predica, del piangermi addosso.

                                                                                                             Niccolò Contessa

Dopo due album di riscaldamento il buon Niccolò Contessa partorisce la sua terza fatica e si trova all’appuntamento con la forca: il plotone d’esecuzione è diviso in due ben distinti schieramenti, c’è chi è pronto a confermare il “I Cani sono del tutto sopravvalutati” oppure quelli del “te l’avevo detto che sarebbero stati una band rivelazione“. Aurora si posiziona esattamente nel mezzo di queste due posizioni estremiste, in bilico tra la vita e la morte ma pendente più verso la vita, si decisamente verso la vita.

I Cani - Live

Una cosa è certa: qualcosa è cambiato. Credo che questo cambiamento rifletta un grande passo avanti fatto dal cantautore romano, che si stacca in modo deciso dal microcosmo locale che pervadeva i primi due album. E così non ci sono più canzoni da cameretta, non si parla più di Hipster, di David Foster Wallace; vengono scavalcate le ansie giovanili fatte di futili drammi sub-urbani. Ma questa era la grande forza de I Cani, una capacità innata di raccontare e descrivere spaccati di realtà disagiata in cui tutti, chi più chi meno, si sono ritrovati.

E va bene così, ora i temi cantati hanno un respiro molto più ampio, temi reali/attuali ma anche ragionamenti trascendentali che toccano la sfera della filosofia e della scienza. In Questo Nostro Grande Amore è geniale il gioco di paragone, decisamente cinico, tra una storia d’amore e il mondo della finanza; Non Finirà è una canzone funky anni ’80 che però spazia dalla filosofia esistenziale sul tempo alle contraddizioni della storia moderna. Non mancano canzoni più immediate e depresse-andanti come Il Posto Più Freddo e la sentimentalissima ma non banale Una Cosa Stupida.  Protobodhisattva è una lunga riflessione ontologica filo-buddista con un nonsoché di – Jovanottiano dei tempi di Safari – non manca l’ironia ovviamente:

“Siamo un animale strano la scimmia vestiva carnivoro o vegano o il fumo o la coca siamo un animale strano che piega le dita protobodhisattva o il culo o la fica”.

Aurora e Calabi-Yau trattano tematiche sulle forze universali, sullo spazio infinito, forze matematiche e geometriche; pezzi che rimandano a spazi infiniti e infinite vite, alla ricerca di se stessi nella notte. Tutto questo è accompagnato da un’elettronica aperta e sperimentale che ben rende il senso d’angoscia e di mistero. Contessa racconta in una lunga intervista a Rock.it che potete trovare qui:

Niccolò Contessa

“Il mio modo di tirare fuori cose buone è proprio pensare ad altro. Mi sono dato una disciplina decidendo di suonare tutti i giorni, lavorando a una colonna sonora, qualcosa che non necessariamente esprime me stesso, e non necessariamente porta avanti un discorso che ho deciso io, ma nella quale al contrario devo contribuire a finalizzare la visione estetica di qualcun altro. Quando fai tutto questo percorso poi alla fine ti svegli, ti metti al piano e scrivi quella canzone. Per me ha funzionato così: più che guardarmi dentro, guardare fuori. Pensare a tutto il resto del mondo, a tutto quel che stava fuori”.

Baby Soldato è forse la canzone più pop dell’intero album, è amara e cruda. Qui ritroviamo I Cani di Glamour capaci di raccontare con estrema lucidità le contraddizioni umane. L’album giunge al termine con due brani che scemano lentamente il tutto, le musiche non sono più forti e i titoli stessi rendono l’idea di un qualcosa che sta giungendo al termine: Finirà e Sparire. Qui è ancora presente e ingombrante la sensazione di remissione e di sfiducia verso il mondo contemporaneo.

Ma l’album si chiude con un grande interrogativo: 

“Quello che non mi fa addormentare non è il sociale, non è il triste destino che attende questo mondo cane, ma è un brivido lucido e nero come di seta una scossa dal cuore alla pelle un buio Ω”.

Canzoni consigliate: Il posto più freddo, Baby Soldato, Sparire 

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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