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Public Service Broadcasting - InTheFlesh

PUBLIC SERVICE BROADCASTING – Perchè andare a vederli? –

I PSB tornano in Italia con 3 date:

Venerdì 11 marzo 2016 al Biko di Milano (occhio ingresso consentito ai soli possessori di tessera ARCI);

Sabato 12 marzo 2016 al Teatro Quirinetta di Roma;

Domenica 13 marzo 2016 al Locomotiv Club di Bologna (occhio ingresso riservato ai soci AICS).

Riprendo quanto scritto un anno fa quando per la prima volta gli ascoltai. Che bello quando si scopre qualcosa di nuovo ed interessante (musicalmente parlando, ma non solo). Capita molto raramente, ma quando succede vengo preso da un fervore e da un’eccitazione quasi maniacale/ossessiva. La conseguenza immediata e naturale è il comunicare questa novità alle persone. Mi sembra una sequenza logica: scopro una cosa bella-> verifico che effettivamente lo sia-> lo dico ai mie amici.

Public Service Broadcasting

Avete in mente quella sensazione di quando finalmente trovate qualcosa che stavate cercando da lungo tempo? Ecco io l’ho avuta con i Public Service Broadcasting (PSB). Finalmente qualcosa di nuovo, intraprendente, fuori dagli schemi, intelligente, affascinate e via così. Musicalmente parlando sono all’avanguardia, una miscela di post-rock alla Primal Scream, c’è del synth-pop che sembra arrivare direttamente dagli OMD, e una batteria che spesso ricorda quella dei New Order. E la voce? Ecco appunto la questione strana. La voce non esiste, questa viene sostituita da voci provenienti dal passato (dagli anni ’30 ai ’60) tratte da film di propaganda, documentari e commercials, che dal vivo o su dvd arricchiscono l’esperienza sonora con quella visiva.

“Teach the lessons of the past through the music of the future”

Intervista presa da Il Mucchio Selvaggio:

Come? Attraverso un concept molto più popular e meno nostalgico di quello che potrebbe sembrare. “L’idea dei Public Service Broadcasting è arrivata mentre ascoltavo ‘The Archive Hour’, un programma dedicato all’approfondimento dello sterminato archivio della BBC”, racconta Willgoose quando ci incontriamo poco prima del loro concerto all’Auditorium di Roma, lo scorso ottobre. “Dopo che la mia ultima band si era sciolta, ho scritto brani per conto mio, con chitarra e sample; solo più tardi, iniziai a immaginare che ogni canzone potesse trasformarsi in una sorta di Public Information Film e andare a comporre un concept album. Poi è arrivato il nome della band, l’abbigliamento e il satellite come logo, la volontà di portare sul palco la musica ma anche i video e, infine, alla batteria è arrivato Wrigglesworth (altro nome fittizio, che gioca col mistero e “l’istituzionalità” del progetto, NdR). Il primo disco, nel 2012, è stato l’ep The War Room, focalizzato sulla Seconda Guerra Mondiale e dedicato a mio zio, che morì in quel conflitto”.Public Service Broadcasting

La fascinazione per la BBC, unita al successo che la band ha avuto in Inghilterra, non fanno che avvolgere i PSB di un alone spudoratamente british. Willgoose, in un certo senso, smentisce. “In realtà, le registrazioni video originali non sono tutte inglesi ma anche americane. Credo che il motivo per cui il concept è stato molto apprezzato in Inghilterra sia in primo luogo l’ironia. Tutta l’estetica dei PSB è in equilibrio tra una leggerezza pop e l’intento genuino di dare spunti un po’ diversi. Penso all’hip hop: anche in quel caso c’è un massiccio uso di sample ed editing, abbiamo delle affinità in termini tecnici; però l’hip hop ha sempre questo hype e questa necessità di prendersi molto sul serio. Nel caso dei PSB mi divertiva dare un nome altisonante, come se fossimo una grande istituzione, ma usando sempre molta ironia. Credo sia un progetto inglese più nell’approccio che nei contenuti stessi”.

E quindi, veniamo ai contenuti. “Gran parte dei filmati non sono propriamente della BBC – che essendo un’istituzione molto grande ci chiese parecchi soldi e tempo per fornirci le loro registrazioni – ma della BFI (British Film Institution, NdR), un’organizzazione che fa parte della BBC ma con un focus specifico sulla parte filmica: hanno un archivio enorme, ma rispetto alla BBC sono molto più flessibili e disponibili a mettere a disposizione i propri materiali. Una piccola parte dei filmati usati, invece, è pubblica, e qualcosa si trova anche su YouTube. Riguardo la scrittura dei pezzi, la prima cosa che arriva è l’idea musicale, poi comincio a pensare ai temi adeguati a quel mood sonoro e a visionare filmati, magari già con un’idea in testa dell’argomento. L’editing fra musica, immagini e audio è un processo lungo, per il quale mi sono fatto aiutare da amici esperti”.

A questo punto, però, è impossibile scacciare dalla testa i moniti di Simon Reynolds e del suo Retromania, ragionando su aspetti quali originalità e nostalgia del progetto PSB proprio in riferimento all’hauntology. In termini di uso di registrazioni, il duo fa parte, sì, di una tradizione che dai collage ambientali di Brian Eno e David Byrne in My Life In The Bush Of Ghosts approda, molto più di recente, alla memoria spettrale della label inglese Ghost Box; eppure negli intenti e negli esiti – e non tanto per via dello slogan “Insegnare la lezione del passato attraverso la musica del futuro” che ne sintetizza il concept – i PSB sono qualcosa di altro, più “popolare” ma, non per questo, meno strutturato.

PSB_Space_InTheFleshWillgoose, preparato a ricevere una domanda a sfondo “hauntologico”, risponde senza perdere la sua compostezza. “L’aspetto per me più interessante è portare il passato nel presente e vederne gli effetti; non penso di dare una lezione di Storia, anche se magari è più esplicita che in altre band la volontà di fornire spunti non solo musicali. Forse suona pretenzioso, ma più che di hauntology parlerei di postmodernismo: prendere qualcosa di vecchio e metterlo in un contenitore nuovo, in modo da avere un risultato che è parte del passato ma altro da esso, non rievocarne la sua memoria. Un po’ l’effetto di Blade Runner, con quell’immaginario anni 40 riportato in epoca moderna per crearne una versione futurista grazie alla tecnica del retro fitting (quando, su una struttura vecchia, vengono applicate nuove tecnologie, NdR). Mi ritengo troppo pop per appartenere al filone dell’hauntology, il mio scopo principale è intrattenere, e credo di utilizzare una strumentazione troppo moderna – ad eccetto del banjo di mio zio – per essere definito un nostalgico. Per quanto riguarda la similitudine con Ghost Box, trovo ci sia una differenza fondamentale: nei PSB la musica è il traino principale, a cui si uniscono le registrazioni e i video come soluzione efficace per fare qualcosa di diverso. Prima la musica e poi la documentazione, insomma. Credo, invece, che Ghost Box abbia in primo luogo una grande passione e riverenza nei confronti dei materiali e dell’utilizzo degli stessi. Sono consapevole che a primo impatto possano sembrare approcci simili: in Inghilterra abbiamo ricevuto poche recensioni negative, tutte di persone appassionate di Ghost Box! Ma secondo me c’è un’incomprensione di fondo”.

  (Il Mucchio Selvaggio)

PSB At Salumeria della Musica 12/05/2015
PSB – Salumeria della Musica 12/05/2015 –

Sono stato a vederli un anno fa alla Salumeria Della Musica ed è stato veramente fantastico.

Concludo: sono stato veramente folgorato da questo duo musicale, la sensazione di essere trasportati da musicalità perfette in momenti storici ben precisi come la prima scalata dell’Everest o lo sbarco sulla Luna; il raccontare la nostra storia, eventi realmente accaduti. Un’esperienza che vale la pena di essere vissuta, un’esperienza davvero sensazionale resa possibile da questi due giovani inglesi.

E quindi rivisitando una citazione di una delle loro canzoni più belle:

“Why should a man watch Public Service Broadcasting? Because they are there.”

Buon ascolto!

Mario

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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