A tribute to… RUSH – MOVING PICTURES (1982)
Si dice che i cinquanta siano i nuovi quaranta… Questo è il mio cinquantesimo articolo… Beh, allora festeggiamo il quarantesimo! Come i Rush, che l’anno scorso hanno pubblicato un triplo live per celebrare i quarant’anni di carriera (e che carriera!): R40 Live.
Pochi giorni fa, come una secchiata d’acqua gelata, è arrivata la notizia ufficiale dello scioglimento della band, in seguito a problemi fisici, legati all’età, che affliggono il loro leggendario batterista Neil Peart (il primo ad aver usato una batteria che avvolge il musicista a 360°).
“Non è un mistero: io e Geddy vorremmo e possiamo continuare, ma Neil non è più fisicamente né mentalmente in grado di girare il mondo nè di affrontare lunghi concerti. Prima di partire per l’R40 Tour ce lo ha detto chiaro e tondo: per lui è difficile, frustrante emotivamente, continuare a sostenere certi ritmi. La tendinite cronica e l’artrite non gli danno tregua, alle spalle, alle braccia, gomiti, piedi, ginocchia, ogni singola articolazione. […] Ogni colpo sul rullante era un colpo al cuore. Per lui è una sfida ormai impossibile e questo ultimo tour si è rivelato solo la prova generale della resa dei conti. Perciò ladies and gentlemen, non può che calare il sipario sui Rush, per sempre. Perché i Rush siamo solo noi tre insieme, punto e basta” (Alex Lifeson in un’intervista a “Rolling Stone America”)
Non posso trovare un’occasione più adatta per celebrare una delle più grandi e longeve rock band di tutti i tempi (dal 2013 inseriti nella Rock And Roll Hall Of Fame) che, dopo aver vinto 24 dischi d’oro e 14 di platino, si trova al terzo posto come rock band che ne ha ricevuti di più consecutivamente, secondi solo a Rolling Stones e Beatles.
Vincitori di nove Juno Awards e più volte finalisti ai Grammy Awards, han sempre perso di fronte a nomi come Doors, Pink Floyd, Brian Wilson o Frank Zappa (direi che possiamo anche giustificarli…).
Se però il Grammy sta ai Rush come l’Oscar stava a Di Caprio, è altrettanto vero che, per quanto riguarda i premi individuali, loro son forse il trio di musicisti più coronati di sempre: in appendice all’articolo trovate l’impressionante elenco dei loro riconoscimenti.
Il nome dei Rush è legato indissolubilmente al loro capolavoro: Moving Pictures (quattro volte disco di platino negli Stati Uniti). La rivista americana “Rolling Stone” lo pone al terzo posto –dopo The dark side of the moon e In the court of Crimson King– nella classifica dei dischi progressive rock più belli di tutti i tempi (anche se le influenze metal del gruppo danno una carica diversa alle canzoni di questo disco, rispetto ai brani progressive più classici).
E ora veniamo alle canzoni:
- TOM SAWYER: in una puntata del telefilm Chuck, questo brano viene definito “la musica dell’universo”. Le tastiere di Geddy Lee e le evoluzioni alla batteria di Peart sono la carta d’identità di questo pezzo: uno dei cinque della band ad essere entrati nella Canadian Songwriters Hall Of Fame.
- RED BARCHETTA: perfetta fusione tra riff più metal e visioni prog. Testo fantascientifico. Siete pronti per una corsa sfrenata al volante di una rossa Barchetta?
- XYZ: brano strumentale arrivato in finale ai Grammy Awards dell’82 (vinsero i Police con Behind My Camel). Coverizzata da molti artisti, quali Dream Theater, Godsmack, Primus, Foo Fighters… è anche una delle prove più dure di “Guitar Hero”, oltre che una garanzia di successo durante le performance live della band. Pronti per un forsennato air-drumming!?!?
- LIMELIGHT: forse il singolo di maggior successo della band. Resiste tenacemente nella (folta) lista delle mie canzoni preferite. Personalmente adoro il passaggio musicale nel ritornello tra le frasi: “Living in the Limelight, / the universal dream / for those who wish to seem” e “Those who wish to be / Must put aside the alienation, / Get on with the fascination, / The real relation, / The underlying theme”, che dà un respiro unico alla melodia.
- THE CAMERA EYE: “Percepisco il significato dell’evenienza, / Percepisco l’avvolgere delle ardue immanenze. / Il focus è acuto in città”. Il brano più lungo dell’intero album, con oltre 10 minuti di puro godimento!
- WITCH HUNT: uno dei brani più vicini all’heavy metal del loro repertorio. Parte la caccia alle streghe…
https://youtu.be/6e066ZITNEc
- VITAL SIGNS: il pezzo più reggae dei Rush. Ricordano a tratti i Police, o meglio, una versione progressive dei Police. Provare per credere!
RICONOSCIMENTI INDIVIDUALI:
Geddy Lee
- Bass Hall of Fame – Guitar Player Magazine
- 6 volte vincitore: “Miglior Bassista Rock” – Guitar Player Magazine
- 1993 – “Miglior Bassista Rock”, classifica stilata dai lettori di Bass Player
- Miglior album di basso (Snakes & Arrows) – Bass Player Magazine
- “Più bella linea di basso in una canzone” (Malignant Narcissism) – Bass Player Magazine
Alex Lifeson
- “Miglior talento Rock” per la rivista Guitar for the Practicing Musician nel 1983
- “Miglior chitarrista Rock” per Guitar Player nel 1984 e nel 2008
- In corsa per “Miglior chitarrista Rock” per Guitar Player nel 1982, 1983, 1985, 1986
- Inserito nella Hall of Fame di Guitar for the Practicing Musician, 1991
- Miglior disco “ferocemente brillante” di chitarra (Snakes & Arrows) – Guitar Player 2007
- “Miglior articolo” per Different Strings – Guitar Player (edizione di settembre). 2007
Neil Peart
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- Dalla classifica dei lettori della rivista Modern Drummer:
- Hall of Fame: 1983
- Migliore batterista Rock: 1980, 1981, 1982, 1983, 1984, 1985, 1986, *2006, *2008 (*vinse alla conta dei voti, ma ineleggibile perchè membro dell’Honor Roll in queste categorie)
- Migliore multi-percussionista: 1983, 1984, 1985, 1986
- Miglior percussionista: 1982
- Migliore batterista emergente: 1980
- Miglior percussionista in generale: 1986
- 1986 Honor Roll: batterista Rock, multi-percussionista
- Miglior video didattico: 2006, per Anatomy of a Drum Solo
- Migliore registrazione batteristica degli anni ’80, 2007, per YYZ da Exit…Stage Left
- Migliore performance su disco:
- 1980: Permanent Waves
- 1981: Moving Pictures
- 1982: Exit…Stage Left
- 1983: Signals
- 1985: Grace Under Pressure
- 1986: Power Windows
- 1988: Hold Your Fire
- 1989: A Show of Hands
- 1990: Presto
- 1992: Roll the Bones
- 1993: Counterparts
- 1997: Test for Echo
- 1999: Different Stages
- 2002: Vapor Trails
- 2004: R30: 30th Anniversary World Tour
- 2007: Snakes & Arrows
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- Dalla rivista DRUM! magazine per il 2007:
- Batterista dell’anno
- Miglior batterista Progressive rock
- Miglior musicista live
- Miglior DVD (Anatomy of a Drum Solo)
- Album col miglior drumming (Snakes & Arrows)
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- Dalla rivista DRUM! magazine per il 2008:
- Batterista dell’anno
- Secondo classificato Miglior batterista Progressive rock
- Miglior batterista live
- Secondo classificato Miglior batterista Pop
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- Dalla rivista DRUM! magazine per il 2009:
- Batterista dell’anno
- Miglior batterista Progressive rock
-
- Dalla rivista DRUM! magazine per il 2010:
- Batterista dell’anno
- Secondo classificato Miglior batterista Progressive rock
- Secondo classificato Miglior live performer