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ALBUM DEL MESE: “Drift Code” – Rustin Man

, 2019
3.75 7.5

Una delle più interessanti uscite discografiche di questo mese (finora) è senza dubbio “Drift Code” di Rustin Man. Dietro questo nomignolo si cela Paul Webb, ex bassista dei Talk Talk, che torna a comporre a diciassette anni di distanza da “Out of season”, splendido album relizzato in collaborazione con la cantante Beth Gibbons (chi va piano…).

Concepito in una fattoria di campagna, lontano dalla frenesia cittadina, in un clima isolato che favorisce l’ascolto di sé e dei propri pensieri più riposti, il disco è pacato e malinconico (anche se non mancano aperture a improvvisi e abbaglianti raggi di sole, come in “Our tomorrows”). Dal punto di vista musicale vi è una stratificazione sonora curatissima, che dimostra l’attenzione di Webb anche al minimo dettaglio: cori, echi di accompagnamenti in secondo piano sorreggono soprattutto piano e chitarra che, in palmo di mano, delicatamente, portano una voce di sicuro non bella, ma molto espressiva. Quest’ultima suona come quella di un anziano ed è come trascinata in modo più o meno sofferente lungo le tracce, contribuendo a dare al tutto un’atmosfera particolare: diciamo che il risultato finale assomiglia moltissimo agli ultimi lavori di David Bowie.
Allergico alla prevedibilità, Rustin Man gioca con ritmi dispari, che rendono le canzoni poco orecchiabili inizialmente, ma molto interessanti da un punto di vista compositivo: “Light the light”, ad esempio, è un blues in 7/4… praticamente un gioco di prestigio!

Ad affascinarmi ha contribuito a anche l’artwork della copertina: una foto sbiadita di un vecchio teatrino di marionette in mezzo a una strada di città. È un chiaro riferimento all’infanzia, alle melodie dei vecchi carillon, che ricordano i richiami delle giostre e tutto ciò che sembra perduto e che a volte è solo celato in un vecchio dagherrotipo, nel suono di un organetto o nel gusto di un biscottino danese. Non a caso la traccia d’apertura si intitola “Vanishing heart”. Eppure, in questo fluire continuo del tempo, spesso imprevedibile e bizzarro, ma sempre inesorabile, resta una splendida certezza con cui sento di poter concludere: “It feels so good to be alive” (“Vanishing heart”).

Brian

Amo mangiare, bere, dormire e... Cosa mi distingue da un grosso orso? Pochi peli e l'amore per la musica. Genere preferito? Femminile, naturalmente! PS: sono marito, padre e professore, ma questa è un'altra storia...

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