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ALBUM DEL MESE (SCORSO): “These times” – The Dream Syndicate

3.75 7.5

Come disse il frontman della band, Steve Wynn, in un intervista rilasciata a Paolo Vites per ilsussidiario.net: “Ignorare il passato o usare il nome della band per convenienza, vuol dire che rimani troppo aggrappato ad esso e diventi una parodia. Abbiamo evitato entrambe le cose”.
Trent’anni fa, infatti, The Dream Syndicate erano il gruppo di punta della scena Paisley Underground (che coinvolgeva band garage-rock e psichedeliche dallo spirito punk). Nel 2012 ci fu una reunion (anche se non coinvolse tutti i membri della formazione originale), che tutti pensavano fosse una mossa estemporanea: “una botta e via”. Invece da quel momento non solo la band non ha mai smesso di far grandi concerti, ma con questo disco sta dimostrando anche di avere una ritrovata e più libera creatività.

Descrivere “These times” non è facile: è un album complesso e pieno di influenze diverse. Lo stesso Wynn ammette: “Stavo trafficando con sequencer, drum machine, loop –qualsiasi cosa mi conducesse fuori dal mio modo abituale di scrivere- sentendomi come se stessi lavorando ad una compilation, piuttosto che a qualcosa di prevedibile”. Questa modalità è dichiaratamente frutto dell’ascolto di “Donuts“, album del produttore, artista Hip-Hop e collezionista di dischi J-Dilla (da noi semi-sconosciuto). Anche in questo caso le tracce contenevano sample dai brani più svariati.

Nel disco dei The Dreams Syndicate, invece, si passa dall’anima punk di “Speedway” alla melodia vagamente malinconica di “Bullet holes“; dall’angosciosa ripetitività di “Black light” al clima più libero, da improvvisazione, di “The whole world’s watching“.
Pur senza rinunciare ai suoni cari al movimento psichedelico, il risultato non è un album nostalgico né proiettato indietro nel tempo, ma fresco e vario.

Per quanto riguarda i testi, il leader del “sindacato da sogno” ammette: “Proprio come l’ultima volta, ho scritto i testi dopo aver finito i brani, così che le parole sarebbero state condotte dal sound e non viceversa. Sono testi dove non emerge né speranza né sconfitta, non c’è una “road map” che indichi una strada. Non sappiamo cosa succederà domani se sarà meglio o peggio. Le nuove canzoni esprimono questo sentimento: non c’è certezza“.
Anche se, presentando “Bullet holes” all’ultimo loro concerto al Circolo Magnolia, Wynn disse: “Sapete, in questa canzone c’è un verso che ripete “It’ all right, it’s all all right”. E’ così perché c’è sempre una luce da inseguire alla fine del tunnel”.

Buon ascolto!

Brian

Amo mangiare, bere, dormire e... Cosa mi distingue da un grosso orso? Pochi peli e l'amore per la musica. Genere preferito? Femminile, naturalmente! PS: sono marito, padre e professore, ma questa è un'altra storia...

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