Skip to main content

Born in a Room

3.25 6.5

Ho ascoltato il disco Born in a Room, composto da The Wanderer.

The Wanderer (ovvero Gabriele Minchio, vicentino classe 1986), dopo quasi dieci anni come chitarrista e cantante in un gruppo punk rock (SunCity Falls), decide di cambiare, di comporre musica e di esprimere le sue idee e i suoi pensieri adottando un altro genere musicale: quello dell’indie folk. Decide quindi di mettersi in una stanza e scrivere.

Nascono proprio in questa stanza (Born in a Room, titolo dell’EP) i primi spunti per il suo nuovo progetto, che trova completamento nel 2016 con la formazione del gruppo (oltre a lui, ne fanno parte Fabio Rampazzo alla chitarra cori; Marco Casarotto al basso/cori e Nicola Dal Lago al cajon – per gli ignoranti come me che non ne sapevano minimamente l’esistenza, qui potete scoprire cos’è -/percussioni), la registrazione e la pubblicazione dell’EP.

È un disco d’amore, ma non nel senso sdolcinato a cui siamo abituati, ma quel tipo di amore in nota folk americano che non “ammiela” la melodia in modo sdolcinante, ma la rende nostalgica e scaccia pensieri.

Il disco parla del percorso amoroso nella vita della coppia, perché ogni traccia parla di questo: delle relazioni complicate, (come in The Pain) degli amori scoperti lentamente, come in Glimmer e Cadillac (il cui inizio mi ricorda Fast Car di Tracy Chapman) e della capacità di perdonare la donna che si ama proprio in virtù della verità di quel sentimento che li ha fatti unire la prima volta (Brand New Day). Le difficoltà ci sono, ci saranno sempre. Bisogna saper perdonare. E forse per superarle, o per superare quell’insicurezza o senso di inadeguatezza che a volte si prova in un rapporto di coppia, bisogna essere capaci di parlarsi, ricordandosi l’importanza dell’altro, come in Feather in the wind.

Personalmente, The Wanderer mi ricorda molto i Mumford And Sons, e questo non mi dispiace. È un qualcosa di non comune nel panorama musicale italiano, e questo promette bene.

Ascoltatelo, perché se vi piace l’Indie Folk è proprio un bell’EP.

 

 

Andrea

Appassionato di ogni genere di musica fin da giovane età, una delle poche cose senza cui mi è impossibile vivere. Una strada contorta e svariata, partendo dal punk rock, passando per il rock classico, blues, jazz e indie. Un'unica certezza: "Abbiate una fiducia di ferro in voi stessi, ma dubitate sempre: vi tiene svegli e all’erta. Pensate sempre di essere i figli di puttana più fichi della città, e pensate sempre che fate schifo!"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *