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BORN TO RUN

5 10

– Premessa – Sono in ritardo, ma il 2015 non è ancora finito e quindi neanche i 40 anni di questo capolavoro. 40 anni di Born To Run – Ovvero siamo ancora “nati per correre” – 

“Essere una rock star è il premio di consolazione. Io volevo diventare un rock ‘n’ roller”.

                        (Bruce Springsteen)

Ogni volta che mi ritrovo a scrivere di Bruce Springsteen non posso fare a meno di iniziare con questa sua frase; una frase semplice, immediata, quasi banale ma che esprime in modo chiaro tutto il suo essere: la continua ricerca di un “qualcosa” di sempre più grande.

Estate del 1974, il giovane Bruce Springsteen si era già fatto notare nel mondo musicale con due album fantastici: Greetings From Asbury Park, N.J. del 1973 e The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle uscito sempre in quell’anno; era giunto ormai il momento di passare ad un livello successivo, Springsteen sapeva di avere tutti i riflettori puntati, Born To Run (BTR) poteva essere il disco della sua incoronazione o quello della sua rovina, ma lui voleva prendersi lo scettro del rock.

1975- Born To Run - 1

Racconta Springsteen: “Un giorno mentre suonavo la chitarra seduto sul letto e lavoravo ad alcuni pezzi, mi venne in mente la frase Born To Run”. “All’inizio pensai che fosse il titolo di un film o una scritta letta su un’automobile”. “Mi piaceva perché faceva pensare ad un dramma cinematografico che sarebbe stato perfetto con la musica che avevo in testa”.

BTR è un grande disco rock, sono presenti gli ideali classici del rock and roll. La musica che libera, la musica che ha la forza di cambiarti, che porta a credere di più in te stesso. Parla di persone che lottano per crescere, per essere indipendenti, per scoprire il vero significato della vita. Il disco porta a guardare avanti.

La forza comunicativa che sprigiona l’intero album è devastante, perché è devastante quello che Bruce Springsteen ha da dire, un fiume in piena che non può essere controllato e che diventa reale attraverso le note delle canzoni. Così le canzoni raccontano di lui e della sua band, ma in realtà, se si osservano con uno sguardo più ampio, raccontano dell’uomo in generale, che, come in Tenth Avenue Freeze-Out, è solo a lottare nel mondo, finché non incontra un compagno di viaggio, un amico (Big Man alias Clarence Clemons) con cui si può affrontare qualsiasi fatica. Qui vien fuori il tema dell’amicizia che lo stesso Bruce dichiarerà fondamentale e centrale nella sua storia discografica.

1975 - Born To Run - 2

L’intero album è pervaso dalla tensione di qualcuno che sta lottando per uscire fuori, per liberarsi, per ritrovare se stesso e trovare un altro posto, “quel preciso posto” dove compiersi; Thunder Road, il tentativo di liberarsi. Tenth Avenue e Night, il tentativo di uscire. Backstreets che racconta di qualcuno che è rimasto indietro e naturalmente Born To Run, apoteosi di questo capolavoro esistenziale.

Dal punto di vista musicale la maggior parte di BTR è stata composta al pianoforte, strumento unico, che permette di scoprire cose che non si riuscirebbero a scoprire con la chitarra (Roy Bittan).

Basti pensare all’inizio di Jungleland, quel giro di pianoforte è un qualcosa di surreale capace di lasciare senza fiato, sembra quasi che le note del piano stiano preparando l’ascoltatore a qualcosa che accadrà da lì a breve. Lo stesso vale anche per le altre canzoni. Tutte hanno un’introduzione al pianoforte che prepara l’ascoltatore alla canzone, sono presentati i personaggi e si crea un preciso contesto emotivo. Le musiche sono frutto di un lunghissimo lavoro, basti pensare che la sola title track costò sei mesi di prove; ma questo era conseguenza di quel tendere alla perfezione che Springsteen cercava più di ogni altra cosa. Un esempio è l’assolo di sassofono alla fine di Jungleland, questo venne terminato in studio al momento delle registrazioni. Springsteen aveva ben chiaro cosa voleva, ogni nota era studiata e controllata, Clarence Clemons veniva guidato da Bruce e con pazienza e genialità riuscì a creare qualcosa di magico: gioia, dolore, tristezza e serenità; quell’assolo di sassofono porta con sé tutto questo senza bisogno di parole, ma solo con la musica.

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Così come le musiche, anche i testi sono stati composti meticolosamente, Springsteen sceglieva le parole una a una e le migliorava, le cambiava, le rigirava; per una sola canzone erano scritte pagine e pagine di bozze e solo dopo un lungo lavoro veniva fuori qualcosa che somigliava a una versione finale. Interi pezzi ritenuti superficiali erano completamente eliminati, si può notare una grande differenza rispetto ai testi di “Greetings” dove erano condensate un’infinità di parole per esprimere un solo pensiero. In BTR si vuole arrivare direttamente al punto, nessun gioco di parole, ma concetti semplici, come in Thunder Road, capaci di smuovere qualcosa nell’animo dell’ascoltatore. Le storie si sviluppano dalle canzoni e dal modo in cui sono intrecciate, s’ispirano a vicenda e parlano tra di loro.

Bruce Springsteen ha il dono di saper catturare gli aspetti umani della vita, i testi sono universali, non trattano più solo della vita nel New Jersey (Greetings From Asbury Park), ma parlano di temi esistenziali come la ricerca della felicità, l’amore e l’angoscia della vita; è sorprendente come un ragazzo di soli venticinque anni avesse questa maturità intellettuale.

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Springsteen stesso racconta in alcune sue interviste che sentiva che stava per iniziare un viaggio e che doveva andare da qualche parte, ma non sapeva dove. Born To Run parla di questo, un viaggio non solitario, aveva le sue canzoni, il suo strumento e un paio di amici.

Questo per lui era tutto, non si è fermato all’ora e non l’ha fatto tutt’oggi, dopo quarant’anni.

Buon ascolto.

 

 

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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