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GATTI ALATI (Album)

3.5 7

È innegabile; siamo in un momento storico dove la musica elettronica si sta via via ritagliando uno spazio sempre più importante. Basti dare un’occhiata alle numerose uscite degli ultimi anni, lavori principalmente pop ma dove il ruolo dell’elettronica sta diventando sempre più decisivo. 

Ed è proprio in questo ricco filone che si colloca il progetto Gatti Alati, non animali mitologici, ma semplicemente Christian Alati ed Emanuele Gatti. I due si incontrano a Milano nel 2013 e iniziano a sperimentare con la musica elettronica fino ad arrivare al 2017, anno in cui esce il loro album di debutto.

L’ascolto di Gatti Alati (album) non può prescindere dalla componente visiva, che completa ed esalta l’aspetto puramente musicale e riesce così a dare all’intero progetto un affascinante e misterioso alone di psichedelia paranoica.

Ascoltando il disco si viene facilmente catapultati in uno stato di fissa mentale dove sonorità robotiche/elettroniche ed in continuo loop, martellano e avvolgono il sistema nervoso dell’ascoltatore creando una barriera ovattata che isola tutto ciò che è esterno da tutto ciò che è invece il mondo raccontato dai Gatti Alati.

Le storie narrante sono vicende più o meno quotidiane rese però surreali e distaccate dai ritmi sincopati che si vengono a creare: quello che passa è però una critica, o un’amara presa di coscienza, di certi aspetti o “fisse” del vivere comune: la dipendenza dalla tecnologia, il consumismo, l’ossessiva cura di se stessi, il sesso e tanto altro. 

Gatti Alati è senz’altro un progetto fuori dal comune e da tenere d’occhio; attraverso la musica elettronica, apparentemente più lontana e distaccata dalla realtà, vengono trattati temi di tutti i giorni e non poco banali.

E comunque: 

“Se non avete preso parti, che importa”

 

 

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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