La terza guerra mondiale
“Mi piace fantasticare e mettere alla fine delle frasi il perché”
Per me gli Zen Circus nascono con La terza guerra mondiale e possono anche finire qui, perchè hanno fatto un album bellissimo e super attuale. Il loro nono lavoro in studio è una risposta più matura e cruda a quello che di nuovo sta nascendo nel panorama musicale italiano. Dieci canzoni belle e di significato.
“Ormai le piazze fanno rivoluzione solo quando sono vuote”
L’album è anticipato dal bellissimo singolo Ilenia, dove una venatura più pop lo rende perfetto per entrare nelle classifiche e soprattutto nelle teste degli ascoltatori. Ilenia è il cavallo di battaglia dell’intero album, destinato a diventare inno generazionale per molti di noi. Un susseguirsi di frasi, immagini e situazioni che potrebbero essere tranquillamente ciò che tutti vorremmo dire, ma non ci riusciamo.
“Sento il mondo con il naso, odio avercelo tappato / mi affeziono facilmente / ma non ho voglia di spiegare, che poi in realtà so anche parlare / ma non si capisce bene, e quindi un po’ mi dispiace”
Per poi arrivare al miracoloso flusso di coscienza finale:
” Qui le bare sono strette, ma le vogliono abitare / le chitarre senza corde / l‘avere senza il dare / qui confondono il dolore con le lacrime di gioia / pochi brividi o sussulti / molta prosa, troppa noia / qui non puoi fuggire, perché tu sei il carceriere / qui tutto è razionale / solo obbligo e dovere / qui dove vivi adesso in un anelito del cuore / in attesa di un qualcosa, di un qualcuno, di un errore “
Ok, potremmo già chiuderla così, ma La terza guerra mondiale non sbaglia un colpo.
Il pensiero centrale del disco è un po’ quello del “cantar su macerie”, ma non mancano però pezzi provocanti e attuali come l’eccessiva Zingara e Terrorista. C’è poi l’auto psicanalizzante Non voglio ballare dove il tema – non sono più quello che faceva quelle cose lì – ricorda ancora una volta l’onnipresente Guccini con Le Osterie Di Fuori Porta. Ci sono poi gustose sonorità che danno vita a reminiscenze post punk come in Pisa Merda per poi passare all’epica e lontanamente ligabuiana L’anima non conta (c’è il bar non da Mario ma da Mauro). Qui un arpeggio malinconico accompagnato da una secca batteria fa da sfondo a racconti tristi di una complicata giovinezza, ormai passata.
Altro tema ricorrente è la rivoluzione, ma una rivoluzione fallimentare, una rivoluzione fatta di aperitivi e saldi di fine stagione. Il mondo/società impone il concetto del – va tutto bene ma nessuno chiede più veramente come stiamo – Sintesi finale si trova nella traccia conclusiva, Andrà tutto bene, qui la musica e la ritmica tendono a sottolineare questo senso di pessimismo con sonorità stridule e angoscianti fino ad arrivare alla conclusione interamente strumentale, dove diverse voci chiedono di fare silenzio. L’album degli The Zen Circus è un miscuglio di riflessioni, prese di posizioni e critiche del vivere contemporaneo; non solo dell’uomo ma anche dell’intera realtà chiamata Italia. Tutto questo viene raccontato bene e quello che fa paura è che rispecchia gran parte della realtà.
La terza guerra mondiale è una ginocchiata punk rock in pieno stomaco e fa male.