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Siamo Solo Animali

3.45 6.9

L’universo indipendente (che palle sta parola non la sopporto più) italiano è in fermento; questo ormai è chiaro a tutti. Qualcosa sta accadendo; che sia la definitiva ribalta di une genere che per troppo tempo è stato recluso, ghettizzato, ed additato a pochi reietti? Ma non era forse questa la forza della così detta musica indie (giuro non lo dico più) italiana?

In mezzo a questo florido e come non mai fertile scenario, si collocano i Moplen. I cinque ragazzi di Padova, grazie al loro egregio album di lancio, si sono ritagliati, in maniera più che dignitosa, un piccolo spazio. Che non sia però l’inizio di un qualcosa di molto più grande?

Brevissimo excursus sui Moplen: la band è originaria di Padova ed attiva dal 2014. Dopo la pubblicazione del loro primo omonimo EP e dopo essersi costruiti una credibilità nella loro città, nel 2015 partecipano al concorso “Le Canzoni Migliori Le Aiuta La Fame QUARTA EDIZIONE” dell’etichetta indipendente La Fame Dischi vincendo il primo premio. Nel 2016 vincono “Va sul Palco”,  grazie alla vittoria di questi due concorsi, all’ingresso in RC Waves, la band pubblica il suo primo album “Siamo Solo Animali”.

Arriviamo ora all’album. Siamo Solo Animali è un lavoro completo e lineare. Nove tracce che si snodano tra sonorità palesemente POP ma con moderne rifiniture elettroniche, per poi passare a pezzi genuinamente più rock, forse rimasuglio di un’anima punk rock che i Moplen si portano dietro dalle loro origini.

Il singolone d’apertura è l’azzeccatissima Signorina, forse il pezzo più accessibile dell’intero album, qui si racconta di un rapporto complicato tra un ragazzo e una ragazza,  specchio di tanti rapporti moderni, basati forse più sul farsi compagnia per non rimanere soli anziché su di un vero sentimento d’amore. L’anima dell’album è però Animali, dove, un susseguirsi di immagini molto sensuali/carnali vengono scandite e accompagnate dai colpi secchi di una meravigliosa batteria quasi post punk: il mio cuore divenne la radura / il sole scaldava le tue spoglie / quel tuo odore che racchiudeva tutto il mondo / immaginai di possederti  / e così via. Qui viene reso chiaro per la prima volta il tema centrale del disco: seguire l’istinto e le passioni senza tanto soffermarsi sul perché o il percome di una vita tanto complessa ed difficile. L’album prosegue nel raccontare con estrema semplicità ma al contempo con grande realismo situazioni di vita comune piene di difficoltà quotidiane, Battisti parla di un lavoratore bloccato nel traffico al ritorno a casa dall’ufficio,  Steso, forse il pezzo più rock dell’album, parla di pigrizia e noia, ma anche di riflessioni sulle occasioni perse e ormai andate.

La conclusiva e malinconica Vento gelido chiude il tutto, lasciando però un messaggio chiaro e forse ancora più forte di tutte le incertezze e problematiche fino a qui raccontate: nonostante tutto, “sono ancora qui“.

 

 

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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