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THE SHIP

2.75 5.5

Allora, premesso che siam tutti d’accordo che il buon vecchio Brian Eno sia stato, ed è ancora oggi, una delle menti più geniali, innovative, controverse, misteriose, criptiche ed eccetera eccetera della storia musicale contemporanea, questo non può giustificare la mediocrità e l’assoluto grigiume che pervade il suo ultimo ArtWork, The Ship

Non si può vivere di rendita grazie ai capolavori del passato, ma in realtà non del solo passato, basti prendere ad esempio le recenti e riuscitissime collaborazioni, penso a quelle con Karl Hyde ma anche a quelle con David Byrne dei Talking Heads. Niente di The Ship si avvicina minimamente a questi lavori.

Insomma quest’album non pende nè verso il lato non musicista di Eno (puramente Ambient) che tanto ci ha emozionato con capolavori sublimi come Apollo: Atmospheres and Soundtracks, nè verso l’Eno più pop e cantante che altrettante perle ha prodotto, vedi Another Green World e Before And After Science

Vi riporto qui l’interpretazione che Eno stesso ha lasciato sul suo sito:

L’umanità sembra barcollare tra la superbia e la paranoia: l’arroganza del nostro potere sempre più crescente contrasta con la paranoia di essere sempre più in pericolo e insicuri. Giunti allo stremo, ci rendiamo conto che dobbiamo ricominciare da zero… sappiamo che abbiamo molto di più di ciò che meritiamo e che possiamo difendere, così siamo diventati nervosi. Qualcuno o qualcosa sta per prendersi tutto ciò che abbiamo: questo è il terrore dei ricchi. La paranoia porta alla difensiva, e noi tutti finiamo in trincea l’uno di fronte all’altro, sommersi dal fango.

A livello musicale, ho voluto fare un disco di canzoni non strutturate sulle normali basi della struttura ritmica e progressioni di accordi, ma che ha permesso alle voci di esistere nel proprio spazio e tempo, come gli eventi in un paesaggio. Ho voluto inserire eventi sonori in uno spazio aperto e libero.
Uno dei punti di partenza è stata la mia passione per la Prima Guerra Mondiale, quella straordinaria follia trans-culturale che è nata da uno scontro di superbia tra imperi. E’ seguita subito dopo l’affondamento del Titanic, che per me è il suo analogo. Il Titanic era la nave inaffondabile, l’apice del potere tecnico umano, impostato per essere il più grande trionfo dell’uomo sulla natura. La prima guerra mondiale fu la guerra dei materiali, della meccanica, doveva essere il trionfo della volontà dell’acciaio sull’umanità. Il fallimento catastrofico ha posto le basi per un secolo di esperimenti drammatici.
Stavo pensando a quei vasti campi nel Belgio dove la terra è stata devastata dalla prima guerra mondiale, il vasto oceano profondo in cui il Titanic affondò;  quanta poca differenza tutto ciò ha fatto per la speranza umana.
Scritta alla fine degli anni Sessanta, la canzone di Lou Reed, I’m Set Free, sembra ancora più rilevante oggi di quanto lo sia stata allora.

“I’m set free to find a new illusion”… and its implication that when we step out of our story we don’t step into ‘the truth’ – whatever that might be – but into another story.

“Questo album è un susseguirsi di storie intrecciate. Alcune di loro le conoscevo già, altre le ho scoperte dopo, mentre le scrivevo”.

“Wave. After. Wave. After. Wave”

Senza dubbio Brian Eno ha una capacità di raccontare storie e creare atmosfere che pochi altri hanno. Solo per la cover di Lou Reed, con tanto d’archi e piano, l’album merita di essere ricordato. Tutto il resto è un pippone che vi sconsiglio.

Rimango ancora molto dubbioso sul perchè certi (illustri) siti si fermino al solo nome dell’artista senza dare un vero giudizio al reale contenuto.

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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