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A tribute to… “SPIRITO” – LITFIBA (e agli anni ’90)

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Certo che il mondo è strano… E dico questo perché è incredibile come i vagiti di una neonata, che gioca a scoprire il suo apparato fonatorio, mi abbiano fatto canticchiare di rimando il celebre coretto della canzone “Spirito” (“oh-ah-eah-oh-ah-eh…”, ricordate?). Da quel momento è iniziato un crescendo inarrestabile di entusiasmo, che mi ha portato a cantare a squarciagola una buona manciata di classici dei Litfiba -band da sempre tra le mie preferite nel panorama italiano-. Non pago, son finito su spotify e ho scoperto che quest’anno è stato ripubblicato proprio “Spirito“, in una Legacy Edition che include registrazioni live dello “Spirito tour” del ’95 e alcuni brani remixati da Tom Lord-Alge, come “Lo spettacolo”, che acquistano una potenza nuova e, se possibile, ancora più genuina.

È giusto dire a questo punto che il mio amore per Ghigo e Piero ha radici molto antiche. In prima media assistitetti alla performance dei Maudit, una Cover band di ragazzini che, a me bambino, sembravano delle rockstar (tanto che ne ricordo ancora il nome). La sera stessa chiesi al fratello maggiore del mio vicino di casa se conoscesse i Litfiba e lui mi copiò su musicassetta “Mondi sommersi” e “Terremoto“.
In quegli anni Mtv, TMC2 e The Box (reti televisive che sarebbero state spazzate via dall’avvento di YouTube) trasmettevano spesso i loro video, per cui tutti i miei compagni avevano in mente la figura animale di Piero Pelù, il suo gesticolare sciamanico (e scriteriato) e, soprattutto, quel suo strano modo di usare la voce.
Iniziai a imitarlo in classe per fare il pagliaccio (e la cosa non mi riusciva male), ma più mi sforzavo di modulare la voce come lui, più mi rendevo conto di quanto fosse difficile riprodurre le infinite sfumature del suo cantato. Stavo iniziando a capire che, se la voce è uno strumento, Piero Pelù lo suonava senz’altro da virtuoso (conobbi molto più tardi Demetrio Stratos, e allora fu tutto più chiaro…).
Ho continuato a imitarlo fino ad oggi e chi mi conosce sa che i Mix de Morceaux, la mia ultima e gloriosa band, avevano sempre in scaletta una mezza dozzina di canzoni dei Litfiba.

E dopo il momento amarcord torniamo a “Spirito”. Perché fra tutti gli album della band fiorentina ho scelto proprio di omaggiare questo? Semplice: è il mio preferito. Sì, lo so che il periodo new wave in cui han dato alla luce i primi tre lavori in studio, la cosiddetta “trilogia del potere“, è stato il loro momento più fecondo e interessante (“17 re” resta indubbiamente il loro capolavoro), ma le mie orecchie han goduto quando, rispetto alle atmosfere “siberiane” della prima ora, i Litfiba hanno optato per il caldo fuoco dell’hard rock. I quattro album seguenti, la “tetralogia degli elementi“, sono stati il sottofondo di gran parte della mia adolescenza. E tra questi, indubbiamente, “Spirito” è il migliore: innanzitutto per una questione legata al sound (più mediterraneo, con frequenti momenti acustici di grande intensità). Inoltre non vi sono cadute di stile, come sempre accade nei loro lavori in studio: “siamo umani” o “ragazzo”, ad esempio, dall’album “El diablo“, potrebbero andar bene al massimo come riscaldamento in sala prove, ma non reggono il confronto con “Proibito”, “Gioconda” o con la stessa “El diablo”. Ecco, in “Spirito” questo non accade: “animale di zona”, “La musica fa”,”Ora d’aria”, “Diavolo illuso” o “Suona fratello” non sfigurano accanto a perle come “Spirito”, “Lo spettacolo”, “Lacio drom”, “Tammuria” o “No froniere”.
Il fatto che i contenuti politici siano meno aggressivi del solito non mi ha mai indisposto, anzi, rende il disco un po’ meno paranoico (anche perché alla lunga, a far comizi, si rischia di apparire grotteschi).

Il 2017 ha visto i Litfiba esibirsi nuovamente sui palchi di mezza Italia, ma quest’anno avevo altro a cui pensare e non me li sono rivisti (vedi la neonata dell’inizio). Tuttavia, per chi come me se li fosse persi, chissà mai che non ci sia prossimamente occasione di riascoltare i loro successi riarmonizzati dal maestro Torresan e cantate da un simpatico e nostalgico frontman scalpitante…

Brian

Amo mangiare, bere, dormire e... Cosa mi distingue da un grosso orso? Pochi peli e l'amore per la musica. Genere preferito? Femminile, naturalmente! PS: sono marito, padre e professore, ma questa è un'altra storia...

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