Produzione: USA
Genere: Drammatico / avventura
Durata: 140 minuti
Regia: Sean Penn
Interpreti Principali: Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Brian Dierker, Kirsten Stewart
Tratto dal romanzo di John Krakauer “Nelle terre estreme”, Into the Wild racconta la storia vera di Christopher McCandless, ragazzo appena diplomato che decide di abbandonare la famiglia e una carriera quasi assicurata per intraprendere il viaggio di una vita.
Inizia come una fuga, diventa una ricerca, si evolve in un cammino. Tormentato, stanco, quasi esasperato dai genitori fin troppo presenti e da valori trasmessi troppo poco corrispondenti, Chris – interpretato un eclettico Emilie Hirsch – decide di lasciare tutto per iniziare quella che sembra essere una vera e propria fuga.
Non dice nulla alla sorella – persona fondamentale nella sua vita, nonché narratrice di tutto il film – non da spiegazione ai suoi genitori, decide addirittura di cambiare nome in Alexander Supertramp, finge di frequentare l’università.
Spinto da un profondo disagio esistenziale fugge da una vita promessa e fatta di legami, che fino in fondo non gli appartengono. La verità per lui non è negoziabile.
La fuga di Alex, così ribelle, estremo, avventuriero, prende sempre più i tratti di una vera e propria ricerca che si svela a poco a poco in tutti i volti che incontra sul suo percorso.
Una coppia hippy che viaggia su un camper coloratissimo dove inneggia il simbolo della pace. Lei una figura incredibile: una donna intelligente, una madre sofferente, una compagna ferita. Lui: buono, paziente e consapevole che “ci sono persone convinte di non meritare l’amore”.
Wayne: un agricoltore, uno concreto che gli offre un lavoro e gli offre dei semplici consigli su come meglio arrivare alla sua grande meta: l’Alaska.
Una coppia di danesi completamente sciroccati.
Una ragazza, di soli 16 anni, così inconsapevolmente bella e fragile, e infine un vecchio vedovo, la cui fede e devozione verso la vita non potranno che segnare il tormentato Alex. Persone accumunate da quell’immenso senso di sproporzione e di solitudine, misto a gioia e dolore, che faranno si che il protagonista si possa conoscere sempre di più e si riscopra, in fondo, nient’altro che bisognoso.
In un costante dialogo con la natura, in una straripante alternanza d’immagini, a volte così veloci da farci percepire l’urgenza e il tormento di questo viaggio e a volte così lente da lasciar spazio soltanto al silenzio, mi sono riscoperto, così come è Alex, vulnerabile e dipendente.
“La felicità è reale solo se condivisa”
Chris Mccandles