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Mine 3 - film

MINE (Fabio Guaglione – Fabio Resinaro, 2016)

MINE: quelle che ci bloccano nella vita.

Anno: 2016

Produzione: USA / Spagna / Italia

Genere: Drammatico

Durata: 106 minuti

Regia: Fabio Guaglione, Fabio Resinaro

Interpreti Principali: Armie Hammer, Tom Cullen, Annabelle Wallis

Ho aspettato quattro mesi per vederlo. Essendomelo perso al cinema ho voluto aspettare che uscisse in una buona qualità per assaporare questo film italiano, tradotto in inglese e poi ritrasformato con il doppiaggio in italiano. Sì perché Mine è un film scritto e diretto da Fabio & Fabio (come compaiono nei credits di testa), Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, due registi e sceneggiatori italiani che hanno trovato nell’industria americana un buon interlocutore. Il film infatti uscirà il 7 Aprile di quest’anno anche nelle sale d’oltreoceano.  

Il sapore del film è tutto americano: si parla di marines bloccati nel bel mezzo del deserto per una missione senza un passaggio di ritorno e causa tempeste di sabbia sono costretti a passare a piedi per un campo minato. Michael, il protagonista, appoggia il piede su una mina a pressione ed è costretto a non muoversi, pena la morte.

mine -film-

Mike rimane immobile rimanendo solo con se stesso, costretto ad affrontare i problemi delle dune e i suoi stessi mostri da cui è scappato da troppo tempo. L’abilità nella scrittura che ho trovato molto interessante, sta proprio nel costruire l’intreccio. La natura partecipa allo svelamento, aiutando la semina e la risoluzione del personaggio attraverso il concatenarsi di allucinazioni, ricordi e rimpianti che permettono il raggiungimento di un finale tanto rischioso quanto (secondo me) affascinante.  

Michael per uscirne vivo deve diventare un “uomo libero”, per procedere e fare il prossimo passo deve accettare la sua condizione e prendere atto che dalle “cose brutte” possono nascere delle situazioni inaspettate, come insegna un povero abitante del villaggio più vicino che per caso lo vede e torna ad aiutarlo.

Mine - film

A mio parere Mine può essere visto come una metafora di molte situazioni in cui ci troviamo spesso e volentieri nella vita. Bloccati dalla mina di turno, che sia essa difficile o banale, rischiosa o leggera. Quello che da la forza al protagonista di lottare, costretto a rimanere immobile, senz’acqua, sotto il sole tra tempeste di sabbia e iene affamate è l’attaccamento alla vita. Ma vita non intesa come concetto ideale, bensì fatta di volti concreti: la faccia e la voce della sua Jenny, di sua madre sul letto di morte, i denti stretti del padre alcolista segno della violenza della sua infanzia ecc… 

Solamente nel momento in cui Mike, talmente stremato ma allo stesso tempo attaccato a tutto il suo bene e a tutto il suo male, riesce a perdonare e a risolvere i problemi da cui è sempre scappato semplicemente a stesso, può prendere il rischio di fare “il prossimo passo” e muoversi da uomo libero dalla sua stessa scelta.

Forse anche noi possiamo impararne qualcosa?

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Elia

Giovane videomaker, aspirante sceneggiatore e DOP (no, non è una bestemmia). Appassionato di storie raccontate per immagini in movimento. Sono del parere che le cose vadano fatte per bene, nel giusto o nello sbagliato che sia. Fumo Camel, preferisco la birra ai drink e Tarantino mi fa sbroccare.

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