Skip to main content
Mark Knopfler

“CRESCENDO” MUSICALI

Prima di iniziare con quest’azzardato tentativo di classifica, cerco di dare una breve spiegazione al termine “crescendo” nel campo musicale. Nella terminologia musicale il termine più appropriato è quello di “dinamica”; la “dinamica” è la gestione delle intensità sonore da adottare nella sua esecuzione. Il cambiamento di dinamica può essere improvviso oppure progressivo. In questo caso si usano espressioni testuali come cresc. (crescendo, aumentando il volume) e dim. (diminuendo), talvolta accompagnate da poco a poco.

David Gilmour

Ok, dopo questa lezione di terminologia musicale, arriviamo al mio concetto (da vero ignorante) di crescendo. Il crescendo è quel momento di una canzone (spesso conclusivo), in cui vi è un vero e proprio cambio di tonalità, musicalità, timbro di voce, atmosfera; una specie di pausa riflessiva che preannuncia quindi la vera scalata musicale successiva che porta all’esplosione finale sia sonora che sensitiva, i vari strumenti crescono in modo sincrono e spettacolare, fino all’apoteosi finale.

Ecco, questo e ciò che io intendo per “crescendo“.

 

Mark Knopfler

Tunnel Of Love (Dire Straits)

Schecter Custom StratocasterNon ci sono molte parole per descrivere la bellezza di questo crescendo finale, Knopfler ci fa commuovere a suon di note che escono come magia dalla sua Fender, il tutto accompagnato dal lento crescere di batteria e da un pianoforte che trova il vero compimento proprio nel finale. La versione live che vi propongo è tratta dal doppio cd live “Alchemy“, concerto registrato all’Hammersmith Odeon di Londra. Qui siamo di fronte ad un Knopfler in stato di grazia che regala un solo finale ben diverso dalla versione studio. Da sottolineare il tastierista, Alan Clark, che ripropone in maniera strabiliante quelle note di piano scritte anni prima da un geniale Roy Bittan.

 

David GilmourEchoes (Pink Floyd/David Gilmour)

Richard Wright
Richard Wright ed il suo fedelissimo organo Hammond

Al secondo posto ho deciso di mettere un capolavoro sonoro: il passaggio musicale che fa da ponte tra le due parti di Echoes rimane ancora un dei miei pezzi musicali preferiti; l’organo e la chitarra incutono timore, atmosfere surreali vengono create, ma il tutto svanisce nell’attacco vocale di Gilmour, una voce confortevole e speranzosa. Versione tratta dal concerto “Remember That Night”, tenutosi alla Royal Albert Hall di Londra nel maggio del 2006. L’intesa e la perfezione esecutiva che Wright e Gilmour riescono a mantenere dal vivo sono ancora causa di stupore. Spettacolare la musicalità creata dall’organo Hammond M-102.

http://youtu.be/-RPkpJ7JvGY?t=12m59s

 

Bruce Springsteen-1975-London Hammersmith Odeon
Bruce Springsteen-1975-London Hammersmith Odeon

New York City Serenade (Bruce Springsteen)

Devo ammettere che ho un debole per questo brano, qua si fa un grande passo indietro e si torna alle origini di Springsteen; 1973, The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle. Ho trovato una delle pochissime versioni dal vivo, recente e di qualità discreta. Voglio concentrarmi sulla parte finale, non ci sono molte parole da spendere, credo che il video parli da se. Springsteen urla in modo quasi liberatorio quel singin’, che diventa una vera e propria preghiera, a lui si uniscono le seconde voci, la tastiera e il sax; ma è soprattutto la batteria di Max Weinberg che cresce in modo dirompente, si fa largo con prepotenza tra gli altri strumenti e sorregge, spingendo anche, il singin’ di Bruce.

 

Rod Stewart
Rod Stewart

Maggie May (Rod Stewart)

Ho già parlato di questo validissimo brano di Stewart; una rock/pop star sciupa-femmine, spesso più concentrato sull’apparenza che sui contenuti stilistici/ musicali; è forse un azzardo metterlo così in alto.

Janna Jacoby
Janna Jacoby

Però la bellezza e la musicalità del finale di Maggie May, a mio parere, supera qualsiasi obiezione. Gran parte è dovuto dal bellissimo riff di mandolino (di cui ho un debole). La versione che vi propongo è tratta dal Live at Royal Albert Hall del 2004, il valore aggiunto di questa esecuzione è dato dalla presenza di Ron Wood, chitarrista dei Rolling Stones e dall’inserimento proprio nel finale del ritornello di un altro brano di Rod: Gasoline Alley. Per finire voglio sottolineare la bellezza di Janna Jacoby, una bella ragazza che suona il mandolino… una combo micidiale.

 

The National
The National

Fake Empire (The National)

Abbiamo parlato di soli di chitarra, pianoforti celestiali, organi tetri, e ancora, batterie incalzanti e mandolini. Mancano i fiati. I fiati che nell’ultimo periodo mi han più di tutti stregato sono le trombe dei The National. Band validissima di cui ho già parlato su questo “precario blog”. Bisogna concentrarsi sul finale (stranamente) di Fake Empire: cambio di dinamica, il ritmo cala un poco chitarra e batteria introducono i veri protagonisti: tromba e tromboni. Ne ho ascoltati pochi che mi han fatto venire si tanta pelle d’oca. Il live che vi propongo è preso dalla puntata del David Letterman Show del 24 luglio 2007.

 

 

 

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *