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Indiano

FIUME SAND CREEK (Fabrizio De Andrè 1981)

Una versione dal vivo veramente spettacolare, però la domanda vera è: che minchia di strumento è quello che suona il tipo verso metà brano? Nello stacco lento della canzone. Chi lo sa me lo faccia sapere, perchè mi fa impazzire; è tipo uno specie di zufolo.

Questa canzone mi riporta indietro nel tempo, fu mia madre che mi fece scoprire “Fiume Sand Creek”. Da piccolo impazzivo per i cowboy e gli indiani e mi ricordo che quando questo brano passava alla radio, mia mamma mi chiamava e mi diceva di ascoltarla attentamente perchè raccontava di una vera e propria storia di battaglie e sparatorie.

Così mi sedevo in cucina ed ascoltavo questa musica venir fuori da una sgangherata radio; oggettivamente non capivo una fava del testo ma il ritmo mi prendeva.

Fabrizio De Andrè
Fabrizio De Andrè

Solo in seguito ho scoperto la drammaticità e la bellezza di questa canzone. De Andrè racconta di un reale massacro di pellerossa, avvenuto il 29 novembre 1864, quando alcune truppe della milizia del Colorado, comandate dal colonnello John Chivington, attaccarono un villaggio di Cheyenne e Arapaho, massacrando molte donne e bambini.

Il testo è di una bellezza poetica disarmante; vi sono delle frasi che mi sono rimaste stampate nella testa, riesce a descrivere delle immagini magari normali in un modo quasi soprannaturale.

“Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura 
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura 
fu un generale di vent’anni 
occhi turchini e giacca uguale 
fu un generale di vent’anni 
figlio d’un temporale 
c’è un dollaro d’argento sul fondo del Sand Creek. 

I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte 
e quella musica distante diventò sempre più forte 
chiusi gli occhi per tre volte 
mi ritrovai ancora lì 
chiesi a mio nonno è solo un sogno 
mio nonno disse sì 
a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek 

Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso 
il lampo in un orecchio nell’altro il paradiso 
le lacrime più piccole 
le lacrime più grosse 
quando l’albero della neve 
fiorì di stelle rosse 
ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek 

Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte 
c’erano solo cani e fumo e tende capovolte 
tirai una freccia in cielo 
per farlo respirare 
tirai una freccia al vento 
per farlo sanguinare 
la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek 

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura 
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura 
fu un generale di vent’anni 
occhi turchini e giacca uguale 
fu un generale di vent’anni 
figlio d’un temporale 
ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek” 

La strage è raccontata attraverso gli occhi di un bambino, quello che più mi colpisce sono le immagini che De Andrè racconta e riesce a rendere reali grazie alla musicalità quasi “cavalleresca” e “battagliera” unita ad una voce profonda e sincera.

Ad ogni ascolto ritorno piccolo, ritorno a giocare con indiani e cowboy.

“Tirai una freccia in cielo per farlo respirare, tirai una freccia al vento per farlo sanguinare, la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek”

Buon ascolto,

Mario

 

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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