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Think About It

Intervista: THINK ABOUT IT – Sound inedito per la scena musicale italiana

Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda ai Think About It, giovane collettivo di sei musicisti nato a Bari nel 2013 con l’intento di creare un sound inedito per la scena musicale italiana, muovendosi con naturalezza e personalità tra la tradizione hip hop dei campionatori e dei dj e la musica suonata dal vivo in una inedita miscela esplosiva di rap, nu-jazz, rnb e soul.

 
Prima di tutto doverosa una domanda: da dove nasce il nome Think About It, e perchè chiamarsi con un nome straniero?
Il nome Think About It nasce da un’esistenza piuttosto casuale. Agli albori di tutto avevamo un gruppo chiuso su Facebook per organizzarsi su prove e piccoli Live chiamato “Dobbiamo Pensarci”, in quanto non sapevamo ancora come il nostro gruppo si sarebbe chiamato. Con un salto logico è facile giungere al nostro nome definitivo, che abbiamo mantenuto nel corso degli anni anche per non dimenticarci che è nato tutto in maniera spontanea e giocosa, come crediamo che la musica dovrebbe sempre essere.
 
Il vostro simbolo sulla bellissima copertina dell’album sembra essere un chiaro richiamo alla bandiera americana. Un caso o c’è un motivo particolare? 
In secondo piano - Think About ItAnche qui la casualità si è abbinata ad una scelta piuttosto ironica : Corrado Mecna Grilli, autore dell’artwork di tutto il progetto, ci aveva mandato dei provini di cover ipotetiche per l’album e ci è subito saltata all’occhio quella che sarebbe stata poi la definitiva. Il motivo della bandiera americana inserito nel logo tende a scherzare sul cliché del movimento Hip Hop italiano come copia della controparte a stelle e strisce; abbiamo quindi esplicitamente messo un richiamo molto forte alla cultura statunitense per ridere di noi stessi e dei puristi del settore.
 
Passiamo ora alla vostra creazione In Secondo Piano. Uscito quest’anno, dalla vostra fondazione del 2013 sono passati 3 anni. Questo è il primo album ufficiale, uscito 2 anni dopo l’EP Sulle Grate. Questo tempo è servito per sperimentare sound diversi e trovare quello più giusto per voi?
Esattamente. Il tempo che è intercorso tra questi due progetti è servito principalmente per vivere e crescere, artisticamente e personalmente. Il Sound del disco nasce dalle mille vicissitudini che ci hanno portato ad intraprendere ed abbandonare diversi percorsi nel corso di questi due anni, abbiamo quindi messo su un album che possiamo definire molto eterogeneo ma con una identità definita, figlia della maturità raggiunta con la nostra ultima line-up che ci ha permesso di chiarire bene le nostre intenzioni su nastro.
 
Una tracklist di 15 brani, 10 con testo e 5 solo strumentali che intervallano con regolarità le tracce cantate. Perche questa scelta?
Gli interludi o “upstairs” presenti nel disco hanno diverse funzioni.
Servono principalmente da collante tra le quattro parti principali del disco, mettono in risalto le particolari atmosfere di questi macro settori dell’album in modo da traghettare dolcemente l’ascoltatore da un mood all’altro senza perdere di attenzione.
Inoltre, poiché è stata una scelta comune quella di non porre pause tra una canzone e l’altra, questi brani fungono da attimi di “respiro” in un album che risulterebbe a tratti pesante altrimenti.
Come ultimo motivo, queste tracce mettono in risalto la componente strumentale in maniera ancora maggiore rispetto al resto del disco, dando modo di apprezzare la sezione prettamente musicale del progetto.
 
Il tema é quello del passaggio dall’adolescenza alla giovane età adulta. Perchè avete voluto raccontare proprio questo tema con il vostro primo album?
Come già anticipato, è stato un disco figlio di due anni di intensa vita personale e, per non sentirci degli sporchi bugiardi, volevamo parlare prettamente di ciò che avevamo passato durante questo periodo, in modo tale da esorcizzarlo e affinché potesse servire a noi come un reminder per esperienze future.
È quindi da aspettarsi tra 40 anni un disco dei Think About It sulla pensione che non arriva e reumatismi galoppanti!
Sarà il nostro best seller.
 
Think About It

Mi colpisce la vostra versatilità musicale. Mi vengono in mente due brani che sembrano contrapposti, come Velluto Blu, (dove ad un testo con metriche tipiche dell’hip hop avete affiancato un sound jazz, con addirittura un assolo di tromba) e Youth, (che ha un testo e una musicalità tipica della ballata),ma piacevolmente in un fil rouge che non fa sentire i due brani come opposti ma complementari. Da dove viene questa versatilità?
La versatilità proviene prevalentemente dal background diverso di ognuno dei componenti di questo collettivo.
Abbiamo la fortuna di avere un porto comune, che è l’Hip Hop, in cui fanno ritorno le nostre sei menti non prima di aver navigato per giorni e mesi in territori sconosciuti agli altri, in modo tale da poter fornirci a vicenda una finestra sul vastissimo panorama musicale; una manna da cielo per non rimanere banali nel corso degli anni!
 
Quali sono stati e sono gli artisti a cui guardate? In certe tracce – magari mi sbaglio – mi è sembrato di sentire un sound che mi ricordava il primo Daniele Silvestri.
Lo prendiamo come un enorme complimento, Daniele Silvestri è un artista per niente scontato, sia per quanto riguarda il carattere musicale che per la arguzia presente nei suoi testi, mai scontati.
I nostri punti di riferimento sono da sempre artisti del calibro di Robert Glasper e Kendrick Lamar, ma ultimamente abbiamo ampliato il nostro ventaglio musicale guardando anche a generi che già ascoltavamo ma che mai avremmo creduto di mettere in un disco, come la Downtempo o la Bass Music, con artisti come Flume e Shlohmo che hanno contribuito a rendere la sezione elettronica del disco quella che è.
 
Un ultima domanda. Sarete in tour quest’estate?
Il nostro tour è partito da poco e tra pochi giorni saremo a Savona e a Milano per due tappe che siamo curiosissimi di portare a termine.
La nostra missione è quella di arrivare in più città possibili, in modo da assaggiare quello che la nostra nazione ha da offrire dal punto di vista musicale.
Seguiteci sulla pagina e vi terremo aggiornati!
Grazie, a presto
 

 

 

Andrea

Appassionato di ogni genere di musica fin da giovane età, una delle poche cose senza cui mi è impossibile vivere. Una strada contorta e svariata, partendo dal punk rock, passando per il rock classico, blues, jazz e indie. Un'unica certezza: "Abbiate una fiducia di ferro in voi stessi, ma dubitate sempre: vi tiene svegli e all’erta. Pensate sempre di essere i figli di puttana più fichi della città, e pensate sempre che fate schifo!"

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