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Intervista: PORTOBELLO

Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Damiano Morlupi, in arte Portobello, che con il suo EP di debutto si presenta a cuore aperto al mondo musicale che conta. Sonorità anni ’80, colori, emozioni, sole e mare ma anche riflessioni e profondità di contenuti; tutto questo è Portobello

In queste righe c’è tanto di Damiano, l’amore per la sua città, l’inizio come cantante rap, alcuni momenti difficili fino ad arrivare al presente e al suo primo EP; e allora, buona lettura.

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ITF: Ciao Damiano, partiamo subito dalla cosa più evidente e che più colpisce di Portobello; gli anni ’80. Tu sei nato nel 1980, le musiche vanno in quella direzione, le immagini sono spudoratamente anni ’80; da dove nasce tutto questo amore per gli eighties?

PB: Beh, sinceramente non è stata molto una cosa voluta… semplicemente sono cresciuto fra gli anni 80, 90 e i primi anni 2000 musicalmente parlando, e poi mi piace sempre stare al passo con i tempi, quindi inevitabilmente mi sono riempito di concetti e suoni appartenenti a queste tre decadi  un po’ come tutti quelli della mia generazione non ho come riferimento un solo decennio artistico ma diversi momenti storici. Se ci metti poi che sono passato da più generi musicali, come rap, rock, pop facendo addirittura in alcuni momenti la staffetta fra un genere o l`altro, ti rendi conto di come in realtà questo Ep sia il frutto di anni riascolti e di musica fatta in diversi modi con diversa gente, una cosa però è sempre uguale la mia attitudine a fare roba presa bene… quando ho scritto questi pezzi devo essere sincero ascoltavo molta roba di quel periodo lì, gli anni ottanta appunto.

ITF: Mi togli una curiosità? Da dove viene il nome Portobello? C’è una canzone dei Dire Straits a cui sono molto legato che si chiama Portobello Belle… non c’entra niente vero?

PB: Mi dispiace ma i Dire Straits proprio non li avevo contemplati nel momento della scelta del nome, non li ho mai ascoltati troppo in realtà cercavo un nome che comprendesse al suo interno la parola Porto, perché volevo definire bene le mie radici in questo progetto. Io vengo da una città di porto per antonomasia, alcuni la conoscono solo per la tratta verso la Sardegna, cosa che quando mi viene detta mi fa incazzare, perché poi la mia città è veramente piena di contraddizioni, di cose brutte e belle allo stesso tempo, ma è soprattutto piena di gente di talento di questo sono sicuro.

Comunque pensando al nome mi è venuta l`idea di unire il mio senso di appartenenza alla mia città ai ricordi della mia infanzia, quindi la televisione anni 80 e il programma di Enzo Tortora, poi ho pensato al pappagallo animale colorato e vivace che proprio si adatta come simbolo a quello che vorrei trasmettere, colori, emozioni, calore, sole e mare. Mettici anche che Portobello Road è una via di Londra molto importante nella cultura dei ‘60, il beat altro periodo storico che non ho vissuto in questo caso ma per cui ho sempre avuto un debole.

1980 COVER Portobello

ITF: Tu sei di Civitavecchia, credi che in qualche modo la tua città, il mare, il fatto di essere “fuori” dalle grandi metropoli tipo Milano e Roma, abbia influenzato i contenuti e il tuo modo fare musica?

PB: Come ti stavo dicendo prima, per me la mia città è fondamentale, anche se a volte mi fa incazzare e mi verrebbe voglia di raderla al suolo, proprio come vorrei strozzare i miei concittadini certe altre volte, perché come ti dicevo hanno veramente creatività e talento ma non hanno poi la voglia o il fegato di puntare sui propri sogni, facendosi annichilire dalla vita di provincia fatta di lavoro, sicurezza e altre cavolate che di questi tempi hanno poco senso.

Ma è anche vero che qui non si respira la pesantezza di una metropoli, io non mi sento romano, non vorrei esserlo, quando parlo con un romano sento sempre un aria di superiorità poco giustificata, certo non con tutti i romani è, generalizzare sarebbe da stupidi, ma spesso è presente nel confronto che ci può essere fra uno che viene dalla provincia e uno che invece vive nella metropoli… per noi certe cose sono più difficili, ma poi però ci crediamo di più e lo facciamo in maniera più fanciullesca, meno disincantata. Il mare poi sì è parte fondamentale della mia vita, una di quelle cose che mi ha sempre fatto rimanere qui, proprio non posso farne a meno e va da se che tutto questo poi incide nel modo in cui scrivo i miei pezzi…

ITF: Ci racconti un po’ la genesi dell’EP, cosa vuoi raccontare e comunicare attraverso questi 4 pezzi?

PB: Questi quattro pezzi sono nati nell’ultimo anno, avevo molte cose appuntate, qualche bel giro di chitarra. Scrivo praticamente da sempre, poi per varie cose mi sono dovuto sempre fermare e mettere tutto da parte, appena ho avuto tempo e serenità ho preso quello che avevo accantonato e gli ho dato un filo logico, trasformando pensieri in canzoni.  

Quello che ho voluto dire nei miei pezzi è che si ragazzi è un momento duro, la gente non crede più nei valori di una volta e per certi versi menomale… ma è anche vero che bisogna essere positivi, non in maniera stupida certo, ma comunque bisogna cambiare le cose senza quella pesantezza, quella negatività e soprattutto quel qualunquismo che oggi vedo troppo spesso per strada e nei social.

Portobello Quelli di sempre (high 72 dpi)

ITF: Ascoltando il tuo EP si percepisce molta serenità, o comunque un mood molto diverso da quello a cui ci siamo abituati ascoltando altri artisti ‘Indie’. E’ vero o è solo una mia impressione?

PB: In realtà è vero per metà, io tratto anche temi un po’ malinconici, ma quasi sempre volutamente in maniera positiva, so che è un controsenso, ma se pensi a Bob Marley anche lui faceva così, parlava di temi sociali e situazioni comunque toste su ritmiche apparentemente solari. In Anima Libera per esempio parlo di mio padre che se ne è andato nel 2004, lasciando nella mia vita per molti anni un vuoto e un senso di malinconia che ho superato solo pochi anni fa e per questo ho deciso dopo mille canzoni tristi che avevo scritto per lui di scrivere una canzone che fosse un inno alla sua vita anche dopo la vita, non so se mi riesco a spiegare, ma volevo rendere omaggio non solo a la sua persona, ma anche alla sua anima.

In Fuori di Qua invece parlo di questi tempi duri, incazzato ma con voglia di reagire… quando ho scritto quel pezzo mi riferivo a me, alla mia compagna, ai mie amici e a tutti quelli che come me lottano tutti i giorni per vivere dignitosamente. In Quelli di Sempre invece ad esempio parlo di necessità e frustrazioni che uno della mia età  vive in questo periodo storico specifico, In Quelli di Sempre invece ad esempio parlo di necessità e frustrazioni che uno della mia età vive in questo periodo storico specifico, come realizzazione personale e bisogno di non essere come ci vorrebbe la società dei consumi e del produrre a tutti i costi.

In L’Universo invece l`ultima traccia dell`Ep volevo mettere quello che poi in cui credo fermamente, il legame fra tutti noi in qualche modo e la necessità di convivere serenamente senza fare guerre né piccole, come quella per un parcheggio né grosse, come per esempio quella in Siria.

ITF: Cosa ascolta in questo momento Portobello? Roba italiana o anche artisti stranieri?

PB: Qui potrei fare come molti miei diciamo colleghi più o meno noti che snocciolano nomi stranieri che fanno hype in questo momento, come: Bonobo, The XX, Cigarettes After Sex, tutta bella roba che sento ma nemmeno troppo. In realtà sento di tutto, musica indie, trap, pop, quello che più mi fa stare bene. Ho dischi o singole canzoni che mi accompagnano da sempre come io tu, noi tutti di Battisti o Dalla di Lucio Dalla dischi con cui i miei mi hanno praticamente svezzato avendo una radio quando io ero piccolo e sentendoli ovunque per tutta la mia infanzia, roba puramente indie come gli Strokes, i Real Estate, Washed Out o roba trap o soul americano e italiano come Childish Gambino,  Post Malone, Rkomi, il rap è stato il mio grande amore nel mio passato e rimane un genere importante nella mi .vita attuale e ne seguo continuamente le evoluzioni.

ITF: Se dovessi dire 3 album che sono stati fondamentali per la tua crescita musicale ma anche personale, quali diresti?

PB: Visto che ho nominato prima due album fondamentali nella mia formazione musicale e che ho riscoperto negli ultimi anni ti nominerò tre album che hanno invece segnato tre epoche diverse della mia vita, adolescenza, giovinezza e maturità e sono: Nevermind dei Nirvana, Dr Dre The Crohnic, Kings of Leon Only by the night.

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ITF: Cosa ne pensi della momento particolare che sta vivendo la musica indipendente (ormai non più tanto) italiana?

PB: Che è tutto molto bello e utile, molti cantautori vedo che nelle interviste un po’ snobbano e si sentono come irritati ad essere buttati nel calderone dell’indie, a me invece fa piacere perché questo è un movimento che è forte in questo momento e che può dare grosse possibilità a chi sa sfruttarle. Anche se vi sono artisti  totalmente diversi da me, vedo che ci sta un filo che ci unisce un po’ tutti.

Quest’anno e quello scorso soprattutto è uscita tanta bella roba che ho ascoltato e visto live molto volentieri: Calcutta, I Cani, Thegiornalisti, Motta, Cosmo sono artisti che hanno fatto il botto e secondo me se lo meritano, soprattutto perché hanno rotto degli schemi radiofonici che da ormai vent’anni erano diventati una roccaforte inespugnabile. Una menzione a parte per Brunori e Ex Otago che sento veramente vicino alla mia idea di musica, quelli sopra citati li sento tutti ma è con proprio loro che vorrei un giorno collaborare.

ITF: Sogno (musicale) nel cassetto di Portobello?

PB: Guarda adesso vorrei concentrarmi su un disco vero e proprio, perché al momento 4 pezzi sono un po’ un limite soprattutto nei live, ho molte altre canzoni che vorrei far sentire, quindi sto già lavorando con il mio producer a nuova roba. E poi un domani vorrei fare questo di mestiere, anche se non sono proprio più un pischello spero che questo sia un Ep che sia un po’ un biglietto da visita e che possa creare le basi per un futuro proficuo.

ITF: Hai in mente di portare un po’ in giro per l’Italia il tuo disco?

PB: Al momento sto suonando su Roma e devo dire che stanno venendo fuori date in locali che ritengo fondamentali per la musica indipendente romana quali: Le Mura dove ho suonato di recente, Marmo nel format Spaghetti Unplugged e Pierrot Le Fou. Spero veramente di uscire fuori dal Lazio fra qualche tempo e magari fare qualche festival se capita, anche se al momento non ho una vera e propria band, trovare gente determinata e che abbia tempo e voglia di stare dietro un progetto che vuole essere ambizioso è difficile, perché al momento non posso garantire né cachet né un futuro a nessuno, infatti mi esibisco prevalentemente voce e chitarra, speriamo di trovare presto musicisti che ci credano in modo da far suonare live il disco così come è stato registrato in studio.

Ciao Damiano,

buona fortuna per tutto

Grazie, speriamo di risentirci presto con un disco finito e tante date fatte!

 

 

 

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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