“Era una notte buia e tempestosa”…
Può valere il più classico esordio da gothic novel per l’ormai storico teatro degli orrori firmato Alice Cooper, al quale anche il cielo ha voluto partecipare: tuoni e lampi dunque, come tradizione vuole.
E proprio nel solco della lunga tradizione dello Shock Rock (forma di spettacolo inventato dal Nostro) si è svolto il concerto: maschere, mostri giganti, teste mozzate e bambole assassine. Fin qui nulla di strano, mi verrebbe quasi da definire lo show prevedibile, se solo non avessi notato un “piccolo” dettaglio, assolutamente non trascurabile né secondario: la voglia di Alice Cooper di esibirsi, di cantare, di godersi in prima persona lo spettacolo da lui stesso imbastito, riusciva a dare l’illusione che il tempo, per lui, non fosse mai trascorso. L’autorevolezza di questo artista straordinario è qualcosa che trascende il trucco & parrucco, il face-painting che, comunque, maschera l’età: son stati quarant’anni di palco a rendere magnetico ogni suo gesto. Non ho visto alcun manierismo clownesco durante la serata, per quanto in un simile contesto sia difficile non scadere nel grottesco, ma un grande spettacolo, sempre nuovo, sempre affascinante, perché diretto da un maestro assolutamente carismatico.
A questo proposito sottolineo solo la serie Only woman bleed – Guilty – Ballad of Dwight Fry (stupenda) – Killer – I love the dead. Durante queste canzoni, Alice si è trovato a dover uccidere una donna, apparsa sul palco come il sogno di un ubriaco; è stato rinchiuso in un manicomio, gestito da un’infermiera-Joker che, con macabro sadismo, dopo un suo tentativo di fuga, lo ha condannato alla ghigliottina. Testa mozzata, bagno di sangue e necrofilia in un crescendo di disperazione ed effetti speciali splatter.
Per quanto riguarda la musica, devo dire che la nuova band di Alice Cooper ha davvero dato nuova vita ai suoi successi (basta ascoltare lo spettacolare Raise The Dead – Live from Wacken del 2014 per constatarlo): tre chitarre (tra cui quella della bionda e scenografica Nita Strauss), che suonano con un affiatamento e una sincronia straordinarie, rendono pieno anche il sound dei primi dischi, forse privi del necessario mordente, a mio avviso. L’aiuto prezioso che quattro voci giovani danno sui cori dei ritornelli è un altro elemento che ha contribuito alla sua rinascita. Da sottolineare inoltre la prestazione del batterista Glen Sobel: un metronomo in grado di riempire da solo gran parte dei silenzi e che ha tirato magistralmente ogni brano su binari decisamente Hard Rock.
C’è stato spazio anche per quattro cover, per sponsorizzare l’album realizzato con gli Hollywood Vampires di Johnny Depp, in omaggio a musicisti scomparsi e che il signor Furnier ha avuto modo di conoscere personalmente (Keith Moon, Jimi Hendrix, David Bowie e Lemmy Kilmister), prima del gran finale a base di Elected: mai brano fu più attuale…
Di seguito troverete il video dei primi tre brani del concerto e la scaletta.
PS: Cantare School’s out da professore, il 14 giugno, non ha prezzo, ve l’assicuro!
TRACKLIST:
The Black Widow
No More Mr. Nice Guy
Under My Wheels
Public Animal #9
Billion Dollar Babies
Long Way to Go
Woman of Mass Distraction
Poison
Halo of Flies
Feed My Frankenstein
Cold Ethyl
Only Women Bleed
Guilty
Ballad of Dwight Fry
Killer
I Love the Dead
Pinball Wizard (The Who)
Fire (Jimi Hendrix)
Suffragette City (David Bowie)
Ace of Spades (Motorhead)
I’m Eighteen
School’s Out
BIS
Elected.