Mi sembra passata una vita dall’ultima volta che ho visto la band capitanata da Adele, era il 2015 (non mi ricordo manco se estate o inverno), comunque mi ero fatto convincere da un’amica che mi stressava dicendo tipo: “oh, va che sono una bomba” e io hi risposto tipo: “evvabbè ok, andiamo“. Eravamo nello scantinato della Sacrestia Farmacia Alcolica, mi ricordo che son rimasto colpitissimo dalle genuinità di quei ragazzi sul palco, e così sono finito fuori dal locale ad ansiare Adele a mo’ di stalker paragonandola a Courtney Barnett e bla bla bla; ai tempi erano ancora poco conosciuti, ma questa è un’altra storia.
Arriviamo ad oggi quindi, due anni sono passati, ma di cose per gli Any Other ne sono successe: è uscito il disco, hanno fatto scalpore e suscitato apprezzamenti dai più, hanno girato Italia e un po’ d’Europa, una di loro è andata ma uno nuovo è arrivato; fino ad arrivare a stasera: sabato 4 marzo 2017, ultima data del tour e poi, come dicono loro: “ci fermeremo per un po’ di tempo”.
Ore 21.00 mi passano a prendere due soci, tappa al greco di Isola (che consiglio a tutti) e poi diretti all’Ohibò. Finalmente conosco di persona il caro Simone (Costello’s/Sherpa) e subito entriamo nel vivo della serata. Riesco a veder la fine dei Paper Pill e, per quel poco che vedo/sento, capisco subito che hanno da dire la loro, e mi spiace di non averli visti meglio. Poi arrivano loro, gli Any Other ovvero: Adele, Marco e Niccolò, si posizionano sul palco e lì, dove avevano iniziato la loro avventura, ora la concludono con un concerto che sa un po’ di malinconia.
L’Ohibò si riempie piano piano e i fan affezionatissimi di Adele e compagni si fanno sentire. Mi stupisco di come quanti sappiano a memoria le loro canzoni, il concerto è breve, semplice ma di un’intensità fuori dal comune. Adele ripropone i brani di Silently. Quietly. Going Away (ci scherza pure dicendo che è l’unico album fatto) con una forza e sincerità che riesce sempre a togliere il fiato. Lavoro fondamentale nel live (ma non solo) viene fatto dal bassista Marco (halfalib da ascoltare assolutamente), che in silenzio e in disparte è motore fondamentale della band. E così la serata viene scalfita da pezzi meravigliosi come Sonnet #4, la “hit” Something, 365 days, Roger Roger, Commander e tanti altri. Gli Any Other live poggiano sulla grande presenza di Adele, dotata di ottime qualità vocali ma un po’ meno da chitarrista, ma il tutto è compensato dagli altri due elementi che danno forza e completezza all’intera esibizione.
C’è spazio anche per un bellissimo e commovente momento della sola Adele, la canzone è You Kill Flamingos (brano dei tempi delle Lovecats). Lei sola, con la sua Fender Jazz Master, grazie alla sua voce delicata ma al contempo decisa, riesce a smuovere gli animi dei tanti presenti all’Ohibò
La roba meravigliosa degli Any Other sta nella loro semplicità nel fare musica, sono tre: chitarra, basso e batteria; ma è come se fossero un’entità unica e sorprendentemente forte, energica e catalizzatrice di anime e persone. Adele, con il suo aspetto timido ed innocente, ha ancora una volta conquistato anima e cuore degli spettatori.
Finisce il concerto, me ne torno a casa e ancora una volta ringrazio che ci sono band e realtà come gli Any Other, realtà vere e genuine, che amano la musica e hanno qualcosa da dire e riescono così a toccare nel profondo di chi le ascolta.