Navigando distrattamente tra le notizie musicali, mi sono accorto che in questi giorni è ricaduto il decimo anniversario dalla morte di Giorgio Gaber, scomparso appunto l’1 gennaio 2003.
Non è mai stato tra i miei cantautori preferiti, forse anche per la sua impostazione non canonica, che rende difficile l’ascolto di un intero disco. L’aveva definita lui stesso “Teatro Canzone” ed era la modalità che aveva scelto, appunto a metà tra lo spettacolo teatrale e il concerto, per esprimersi e combattere la sua battaglia contro il potere, vero nemico con cui Gaber si è misurato per tutta la vita.
Rileggendo alcuni suoi testi e ascoltandolo in questi giorni, mi sorprende lo sguardo libero, fresco e profondo che il Signor G riusciva ad avere, sempre sostenuto da un’ironia geniale.
Tutto questo merita senz’altro approfondimenti personali nei prossimi giorni: a questo proposito vi segnalo due articoli interessanti pubblicati da Luca Doninelli e Alessandro Berni su sussidiario.net e un ottimo speciale su rockol.
Penso che vedere un suo spettacolo sarebbe stato grandioso, purtroppo impossibile da condensare nel solo ascolto di un disco. Il modo più bello per godersi Giorgio Gaber è guardarlo!
Mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me, mi son fatto tutto da me! …Mi son fatto tutto di merda. (da L’odore)
Un’idea, un concetto, un’idea, | finché resta un’idea è soltanto un’astrazione. | Se potessi mangiare un’idea, | avrei fatto la mia rivoluzione. (da Un’idea)
http://youtu.be/NtBWVAYa4Ok