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BLACK MIRROR: Un futuro distopico che ormai tanto futuro non è

Premessa: non sono un giornalista, sono un semplice appassionato di narrazione per immagini in movimento e chissà magari un giorno riuscirò anche a farne di mie. Non ho mai scritto recensioni e questa è la prima in assoluto, perciò perdonatemi se non sarò giornalisticamente corretto e aulico. Buona lettura.

Sono passati ben cinque anni da quando nel 4 dicembre del 2011 veniva trasmessa la prima puntata di questa serie creata da Charlie Brooker su Channel 4 in UK. Questa serie antologica, dove ogni puntata è a se stante con storie e personaggi differenti, ha un unico filo conduttore che guida in tutte le storie raccontate. L’intento è quello di raccontare le nuove tecnologie e le ripercussioni che potrebbero avere nel nostro mondo, intessute in drammi umani in un futuro più o meno lontano. Le prime due stagioni andante in onda fino al 2014 sono state distribuite da Channel 4 (l’HBO britannica). Dopo un momento di stallo in cui non si sapeva se ci sarebbe mai stata una terza stagione, papà Netflix ha annunciato che si sarebbe preso carico della produzione non solo di una, bensì di due ulteriori stagioni. Così il 21 ottobre di quest’anno gli abbonati hanno potuto godere di sei nuove storie fresche di export.

black_mirror_Rispetto alle prime due stagioni si è visto un leggero cambio di stile, soprattuto per quanto riguarda il cinismo straziante che caratterizzava la versione solamente britannica. Quello storytelling che vedeva nella pilota il primo ministro britannico sotto ricatto, forzato ad intrattenere rapporti sessuali con un maiale per salvare la vita alla principessina più amata dalla Gran Bretagna. Oppure persone imprigionate per cui l’unica speranza di libertà sta nel partecipare ad un talent come riscatto dalla misera vita che vivono. E ancora dalla disperazione di una giovane moglie che dopo aver perso il marito, cerca di riempire la sua assenza attraverso un androide estremamente realistico che ricostruisce la personalità del defunto attraverso l’attività sui social avuta in vita.

Come succede in tutte le storie, queste probabili e future applicazioni della tecnologia sono inserite nei drammi profondi dei protagonisti che guidano la vicenda. Queste storie ci colpiscono perché raccontano un profondo cambiamento che sta avvenendo nella società moderna, dove l’individualismo (ovvero la perdita del nesso tra individuo e società) e l’alienazione stanno prendendo piede inconsciamente nelle nostre vite: Nosedive, primo episodio della nuova stagione, ne è il portatore. Colpiscono soprattutto noi, che siamo dentro pienamente nel range d’azione e che ricordiamo com’era prima, ma non sappiamo come sarà poi. A chi capita di salire in metro a Milano capirà molto bene. Tuttavia è proprio per questo che queste storie ci trascinano in un limbo dove capiamo molto bene che l’utilizzo che facciamo di molte di queste tecnologie ci sta portando direttamente nella direzione qui raccontata, ma dopotutto siamo troppo distratti per capirne fino in fondo il perché.

La terza stagione sembra proprio insistere ancora di più rispetto alle precedenti, raccontandoci un futuro che, pensandoci bene, è in realtà molto presente ed il confine tra realtà e fiction è solo un passo più avanti. Un esempio è nella sesta e ultima puntata Hated in the Nation (Odio Nazionale) anche se si naviga sempre nelle stesse acque in tutte e sei le puntate. L’episodio, che è un ottimo connubio tra narrazione televisiva e cinematografica, racconta di un’indagine poliziesca su un hashtag #Deathto (#AMorte).

Quest’ultimo, utilizzato sui social, se associato al nome di una persona porta alla morte della persona stessa. Black_Mirror_IntheFleshEd ecco che viene dato al popolo dell’internet la possibilità di scegliere chi uccidere comodamente con una tastiera: la giornalista che scrive articoli scomodi, il rapper che risponde male ad un fan in diretta tv e così via. Aggiungendo la spietatezza di Shut Up and Dance, terzo episodio di questa stagione, possiamo ricavare l’attualità di queste storie.

L’episodio racconta di un ragazzino che, dopo essere stato ripreso inconsapevolmente da alcuni hacker tramite la webcam del suo computer mentre si masturbava su video pedo-pornografici, viene costretto a fare determinate commissioni, pena la diffusione pubblica del video. 

Ma pensiamoci bene, non stanno già accadendo queste cose?

Rivolgiamoci direttamente alla fonte della più grande conoscenza del 21° secolo: Google. Facciamo un test, provate a cercare “stai”, quali sono i primi risultati suggeriti? Ebbene sì: “stai facendo un video”, “stai facendo un video bravoh”.

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Per chi fosse allo scuro di questa triste storia, stiamo parlando di Tiziana Cantone. Non voglio entrare nei fatti di cronaca, con un paio di articoli ce la potete fare da soli.

Ma non è tutto. Questa serie infatti non è nuova nell’anticipare fenomeni mediatici e sociali. Se prendiamo The Waldo Moment (terzo episodio della seconda stagione) vediamo un fenomeno estremamente simile a quello che è successo nel nostro paese con Beppe Grillo ed il suo seguito. black_mirror_waldo_La vicenda è incentrata su Jamie Salter, un comico ormai sulla via del declino. Tramite un meccanismo di cattura del movimento fa parlare e muovere Waldo, un orsetto blu animato, nei dibattiti politici con figure autorevoli facendo pura satira volgare. Il popolo britannico ne va pazzo. Ai creatori di Waldo però viene un’idea: vogliono farlo concorrere alle elezioni per la cittadina di Stanford contro gli altri politici. Durante un dibattito in diretta tv, il candidato del partito conservatore snatura la figura di Waldo, definendolo solamente una marionetta in mano ad un comico fallito. Jamie si infervora e inizia a vomitare rabbia su ogni candidato presente al dibattito, definendoli addirittura più artificiali di Waldo stesso. Così facendo si guadagna una quantità impensabile di consensi grazie alla viralità che acquista anche sul web. La storia ha un risvolto molto interessante, ma non sarò certo io a fare spoiler. Notate niente di simile nella nostra storia politica?

Vi ricordate l’episodio sopracitato Nosedive? La storia ambientata in un mondo dove le persone vengono classificate in base ad un livello di socialità determinando lo stato sociale degli individui attraverso un algoritmo come succede per merci vendute su Ebay o Amazon? Bene, il quotidiano The Indipendent ha annunciato che il partito comunista cinese vorrebbe raccogliere tutte le informazioni su aziende e privati per classificarne gli interessi sociali, politici ed economici e coronare il tutto con una valutazione, permettendo ai cittadini di intervenire sui giudizi.

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Un futuro distopico che poi tanto futuro non è.

Dulcis in fundo: ci sarebbero da scrivere pagine e pagine per raccontare la freschezza e la genialità di questa serie e non basterebbero neanche.

Vi consiglio molto vivamente la visione di tutte le tre stagioni.

 

Elia

Giovane videomaker, aspirante sceneggiatore e DOP (no, non è una bestemmia). Appassionato di storie raccontate per immagini in movimento. Sono del parere che le cose vadano fatte per bene, nel giusto o nello sbagliato che sia. Fumo Camel, preferisco la birra ai drink e Tarantino mi fa sbroccare.

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