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InTheFlesh

ASCOLTARE TUTTO E MALE O POCO E BENE?

E’ un po’ di tempo che un tarlo mi assale, non riesco a darmi pace e provo quindi ad esprimere in caratteri questo gravoso pensiero o riflessione che dir si voglia.

Io, come molti di voi, credo di poter considerarmi un conoscitore / ascoltatore di musica –> (era sotto inteso ma l’ho specificato comunque perchè non so scrivere molto bene) di medio alto livello; ossia: mi tengo aggiornato sulle nuove uscite, leggo i siti di settore, leggo i siti di nicchia, leggo i siti ancora più di nicchia che non si caca proprio nessuno, provo a tenermi aggiornato su ciò che invece è commerciale, ascolto la roba italiana che penso possa piacermi e anche quella che non, approfondisco generi affascinanti come quelli dell’elettronica e dello sperimentale fino ad arrivare al pop, al rock, all’indie rock e ancora all’alternative rock e poi il folk rock e poi il rap, l’hip pop, R ‘n’ B #distaminchia, il cantautorato italiano e non, per poi sfiorare ma proprio alla larghissima pure la trap; amo invece  l’EDM, un po’ meno la dance, la techno e infine l’IDM (che ho scoperto tipo una settimana fa che esisteva come genere) e basta.

Quindi posso dire di dedicare veramente tanto tempo della mia vita all’ascolto della musica; MA, c’è un ma però.

Purtroppo con il passare del tempo mi son reso conto di aver perso un certo modo di ascoltare musica, che era quello del dedicare tanto tempo a un’artista, approfondendo la sua vita, la sua evoluzione artistica, imparando tutti gli album e i testi delle singole canzoni (oh non in modo da invasato eh). Penso ad esempio al periodo in cui ascoltavo grandi mostri sacri come i Dire Straits, i Pink Floyd, Springsteen; di loro sapevo morte e miracoli, potevo affrontare qualsiasi discorso e uscirne a testa alta. Su quelli pure Assante e Castaldo mi spicciavano casa.

Ora per stare al passo con i tempi, per non rimanere indietro rispetto ai miei finti competitor, per poter aver argomentazioni e non rimanere spiazzato durante la più classica delle conversazioni pre concerto del tipo : “oh, ma l’hai sentito l’ultimo album di #staceppadiminchia?”, ho preso questa deriva senza ritorno del: ASCOLTARE UN PO’ DI TUTTO MALE E APPROSSIMATIVAMENTE.

La grande deriva senza ritorno. Mi sto ora rendendo conto, dopo aver tirato le fila del 2016, di quanti pochi album ho ascoltato e fatti miei realmente. Di quale artista posso dire di conoscere tutto o comunque molto? Di quali canzoni conosco il testo e ho capito cosa significa? Cosa voleva dire quel tale con quello specifico album? Ecco, della musica del 2016, forse posso dirne di mezzo.

“Ha senso ascoltare musica così?”

Ha senso recensire album di gente di cui magari non te ne frega niente? Di cui ascolti mezza canzone e poi scrivi le solite quattro considerazioni riscaldate e riciclate da altri siti? Non ha forse più senso un ritorno alle origini dove c’era quel gruppo, quell’artista che ti aveva appassionato e quindi ti ci dedicavi anima e corpo per capire perchè faceva musica? Ma non sto dicendo che bisogna essere degli ascoltatori fanatici, ma semplicemente dei fan genuini e naturali. Non deve passare come un super pippone sul modo moderno, “sbagliato”, di ascoltare musica, ma semplicemente una presa di coscienza, che io in primis mi son trovato ad affrontare.

IO SONO UNO DI QUELLI CHE ASCOLTA TUTTO E MALE (no in realtà non tutto male, qualcosina l’ho spolpato alla grande). Però mi mancano i tempi in cui c’erano quei 5/6 artisti e minchia potevi asfaltare la gente da quanto ne sapevi. L’altro problema è che poi rischi di perderti magari qualcosa di incredibile per colpa delle altre centinaia di robe mediocri che sono uscite. 

In conclusione:

1- è giusto non stare al passo con la totalità delle novità musicali e di generi? Fregarsene del 90% e concentrarsi sul 10 che sai che non ti deluderà, che sai che c’è spessore, di cui sei certo che ci sarà della continuità (ma anche no, fa niente) e a #culotuttoilresto!? O anche dedicarsi alle novità discografiche, ma mirate, e non cercare di star dietro a tutto ciò che è nuovo?

2- Oppure sapere il 99% male e alla #minchiadibudda? Però almeno alle serate alternative, indie, hipster, underground, emo, elettroniche sarai in grado di tenere banco manco fossi la treccani della musica sventagliando nomi cazzuti, alternando generi su generi tipo illusionista curdo.

Tanto alla fine con le sole parole non se cucca.

P.S. io quest’anno scelgo la prima opzione.

 

P.S.S. in realtà non ho ancora deciso.

Qui un po’ di roba che ho ascoltato male nel 2016 (no, non è vero):

 

 

 

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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