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BAD RELIGION @ ALCATRAZ (18/06/2013)

badrel

THE MANGES

Un Alcatraz pieno per un quarto accoglie la simpatica esibizione dei The Manges. Band italiana from Las Pezia, in divisa galeotto-marinara, intrattengono la platea con un punk tonico alla Ramones, la cui influenza diventa palese negli effetti “Surfin’ bird” sul cantato di I’m a monkey.

Non sono mancate canzoni che hanno segnato la storia della band quali Bad Juju, Melissa is a rockabilly rebel, Havana affair (salutata da applausi entusiasti), Say goodbye to your generation.

Nel complesso un buon gruppo spalla.

ANTI-FLAG

L’atmosfera inizia a scaldarsi (e il field a riempirsi) con gli attesissimi Anti-flag, “punk-rock band from Pittsburgh, Pennsylvania”, come loro stessi si son definiti a più riprese durante la serata.

Un Chris Barker tarantolato infiamma l’uditorio incitando a un circle pit in apertura, subito esaudito, sulle note di Circle pit.

Con Broken bones compare un megafono sul palco per la seconda voce: massima resa, minima spesa, in puro stile raw punk. Ma è sempre Baker che, durante il brano seguente, si lancia sulla folla: incontrollabile.

Justin Sane (chitarra e voce) non è da meno, meno esplosivo del compagno sulle prime, trova subito la carica in risposta a un ottimo pubblico (da loro più volte lodato). Gran prova vocale, decisamente in serata. È lui a dedicare a tutti gli “old punk-rockers in Milan” A new kind of army (1999).

Fuck police brutality viene dedicata ai manifestanti coinvolti nei recenti scontri in Turchia: la folla apprezza e canta forte.

Per 911 for peace e This is the end (for you my friend) gli Anti-flag hanno già la folla in pugno.

Die for your government e per finire Power to the peaceful, con la batteria trasferita al livello della platea e dita alzate a mostrare il segno della pace (tema caro alla band, basti pensare al successo che ottennero col “Mobilize for peace tour” del 2002).

20 anni di Anti-flag e lo stesso entusiasmo degli esordi.

“Ci auguriamo che insieme abbiate passato una bella serata, per questo esiste il punk-rock” (Chris #2).

BAD RELIGION

33 anni di carriera e non sentirli!

Nonostante la pancetta, qualche capello bianco in più (per chi può ancora sfoggiarne come un tempo), nonostante le apparenze, ripeto, una carica e un entusiasmo che meritano di essere sottolineati.

Non son mancate battute tra Graffin e Bentley (entrambi in gran forma)e il resto della band, che facevano intuire una tranquillità che può avere solo chi ormai sul palco si sente a casa.

Mike Dimkich (The Cult) al posto di Hetson, assente per problemi personali, non sbaglia un colpo.

La macchina sonora Bad Religion macina un punk-rock compatto ed estremamente coinvolgente: l’area di pogo si estenderà progressivamente, canzone dopo canzone, fino a raggiungere quasi la metà della folla.

Molte le tracce dall’ultimo lavoro discografico, apprezzato da critica e pubblico: True north. “Finalmente, dopo 33 anni, riusciamo a fare qualcosa di buono!” commenta con una battuta Greg Graffin.

Ma è con Generator che finalmente l’Alcatraz esplode.

La successiva I want conquer the world, dall’album No control (1989), risveglia l’ugola dei presenti tanto che sul ritornello la folla arriva quasi a coprire la band. La miglior canzone della serata (a mio avviso), oltre che una delle migliori targate Bad Religion.

21th century digital boy, dall’album Stranger than fiction del 1994, ormai un classico, seguito da Sinister rouge, e l’Alcatraz è loro.

Fuck you, singolo dal nuovo album, ottiene tanti applausi quanto i grandi classici, segno che dopo 33 anni, lo smalto è rimasto lo stesso.

Il pubblico, madido di sudore, riceve dell’acqua dalla band; breve pausa ristoratrice prima di Sanity (1989).

Epiphany, Come and join us e Punk rock song, per un inarrestabile crescendo di body surfing.

Robin Hood in reverse, da True north, brano che riprende il tema delle istituzioni religiose, viene molto apprezzato dal pubblico.

American Jesus e Sorrow, da cantare a squarciagola, scatenano un muro di suono sul ritornello che, questa volta sì, arriva perfino a coprire la band.

Pausa.

Fuck Armageddon… this is Hell, Vanity, Infected e Dept of false hope chiudono un concerto di quasi 2 ore, senz’altro da ricordare.

Brian.

 

Brian

Amo mangiare, bere, dormire e... Cosa mi distingue da un grosso orso? Pochi peli e l'amore per la musica. Genere preferito? Femminile, naturalmente! PS: sono marito, padre e professore, ma questa è un'altra storia...

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