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Bob Dylan - Nobel - Intheflesh

PERCHÉ AMO BOB DYLAN / MOONSHINER (The Bootleg Series)

Dopo il Nobel a Bob Dylan siamo stati costretti a trovare risposte adeguate a tutti quelli che, più o meno seriamente, ci chiedevano di lui e delle sue canzoni. Siamo stati spronati a riascoltare con più attenzione ogni suo album, a leggere di lui attraverso le sue stesse parole o attraverso quelle dei critici musicali più influenti e autorevoli.
Fu proprio leggendo Bob Dylan – Scritti 1968-2010 del suo affezionatissimo Greil Marcus, che mi è nato il desiderio (meglio tardi che mai) di dire la mia a proposito della grande questione:

In cosa consiste la grandezza di Dylan?

Greil Marcus - Bob Dylan

È necessario che proceda con un elenco puntato per costringermi ad essere più sintetico possibile, dato che potrei parlarne per ore:

1– Una perizia tecnica nell’arte dello scrivere versi assolutamente fuori dal comune. In fondo è un lavoro manuale: si prendono le parole “tangled”, “up”, “in” e “blue” e le si scrive vicine, ottenendo così un effetto evocativo inedito e straordinario. Che Dylan sia stato (e sia tuttora) infinitamente più abile in questo dei suoi colleghi cantautori lo si percepisce più che chiaramente nella celebre scena del documentario Don’t look back, quando decide di sfidare il suo rivale in classifica Donovan a colpi di chitarra, in uno stanzino: lontano dai riflettori, ma in un clima raccolto capace di evidenziare ogni singola parola.

To sing is for you contro It’s all over now baby blue… spietato Dylan!

Naturalmente, essendo canzoni e non poesie, bisogna sottolineare anche la sua straordinaria capacità di trovare delle melodie che si intonino perfettamente con le parole dei singoli versi.

2– Un’esperienza della vita che solo chi ha lasciato casa propria saltando su un treno e che tutt’ora è impegnato in un “never-ending tour” può avere. Egli ha visto tutto, in ogni luogo. E se anche così non fosse ne dà l’impressione. A noi piace credergli. Aggiungiamo anche una viva curiosità al menù e la cena è servita: “Quando vengo coinvolto in qualcosa, vengo coinvolto in maniera totale, non marginale” (da un’intervista del 1983).

Bob Dylan - Banch

3– Un’intelligenza fuori dal comune che trae linfa da una saggezza antica, che solo chi conosce a fondo la Bibbia può avere. Nella prefazione del libro di Greil Marcus sopra citato, viene riportata questa frase di Paul Nelson:

alla disperata ricerca di un segno, il mondo seguiva Dylan aspettando solo che gettasse via una sigaretta. E quando lo faceva, si passava al setaccio il mozzicone, cercandovi un significato. La cosa pazzesca è che lo si trovava, ed era pure pregnante”.

C’è verità nelle sue parole. È inutile giocare a fare i relativisti: è universale.
Bene, se si ascoltano con attenzione i passaggi più significativi della sua produzione, troviamo in filigrana personaggi e situazioni bibliche, citate più o meno esplicitamente. In fondo è la sua cultura e, nonostante Dylan non ami pubblicizzare il suo rapporto con Dio, mi piace pensare che sia ancora vero quello che dichiarò in un’intervista a Giampaolo Mattei: “Io sono uno che crede”.

4– Come riportato nelle note di copertina di Chronicles Vol.1 (la sua autobiografia): “La sua opera è sostenuta da una fede assoluta nella forza epica della musica popolare”.

MOONSHINER

L’ultimo punto ci riporta direttamente alle origini del mito. Ho sempre pensato che quella frase facesse riferimento alla suo rapporto di figliolanza artistica con Woody Guthrie, ma dopo aver sentito Dylan reinterpretare questa vecchia canzone irlandese finalmente ho capito. L’intensità che mette nel cantare la malinconica filosofia di chi “fa sorgere la luna”, cioè di un distillatore di liquori, lascia senza parole. È un canto pieno d’autorevolezza, struggente, profondo. La morale è spiccia, senza fronzoli: non lascia spazio ad obiezioni.
Se uno dei sinonimi di “classico” è “eterno”, allora questa canzone ha la forza per diventarlo.

I’ve been a moonshiner
For seventeen long years
I’ve spent all my money
On whiskey and beer

I go to some hollow
And sit at my still
And if whiskey don’t kill me
Then I don’t know what will

I go to some barroom
And drink with my friends
Where the women can’t follow
And see what I spend

God bless them pretty women
I wish they was mine
Their breath is as sweet
The dew on the vine

Let me eat when I am hungry
Let me drink when I am dry
A dollar when I am hard-up
Religion when I die

The whole world’s a bottle
And life’s but a dram
When the bottle gets empty
It sure ain’t worth a damn

 

 

Brian

Amo mangiare, bere, dormire e... Cosa mi distingue da un grosso orso? Pochi peli e l'amore per la musica. Genere preferito? Femminile, naturalmente! PS: sono marito, padre e professore, ma questa è un'altra storia...

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