Mi stupisce che non io abbia ancora parlato degli AC/DC, essendo Angus & soci una delle mie band preferite. Il loro sound inconfondibile –hard rock figlio del blues-, immutato negli anni, conta innumerevoli tentativi di imitazione, eppure nessuno riesce ad eguagliarne l’energia. Qual è l’arma in più degli AC/DC? Le copertine dei loro dischi parlano chiaro: Angus Young.
Punto primo: la componente visiva. La sorella, agli esordi, gli propose di vestirsi da scolaretto, divisa che diventerà un’icona. Ma scusate, mia sorella potrebbe anche propormi di vestirmi da moschettiere, ma da qui alla RnR Hall of Fame è un bel salto… It’s a long way to the top (if you wanna rock ‘n roll)!
Punto secondo: aspetto tecnico. Indubbiamente Angus è un buon chitarrista, non lo si mette in dubbio, ma un musicista su tre lo è. In cosa consiste, dunque, la sua forza? Bisogna averlo visto dal vivo per capirlo: a fissare lo sguardo su di lui si rischia l’epilessia! Egli è –mi si perdoni la metafora tecnologica – il router dell’energia della band: non la veicola, la crea! I movimenti del suo corpo, tra cui quello delle mani che dettano il suono alla Diavoletto, lo fanno sembrare posseduto. Come una dinamo ad alto voltaggio che trasforma l’energia cinetica in luce, egli è il punto che la band guarda e asseconda, è lo show, è gli AC/DC!
Quando suona dà l’idea di non poter fare a meno di vibrare e ciò è davvero contagioso. Se esiste uno spirito del rock Angus ne è senz’altro una delle incarnazioni. Morto Bon Scott – che cantante!!! – dalla voce furba, sorniona, elastica, potente all’occorrenza, ecco subentrare Brian Johnson, ruvido, strillante, hard rock fin nel midollo. Morto Angus –non voglio neanche pensarci- gli AC/DC vivranno per sempre.
La canzone che voglio proporvi è però un lento: Ride on, dall’album Dirty deeds done dirt cheap (1976). È la storia di un solitario bisognoso d’amore che continua a viaggiare in cerca della via verso casa. Pensare che questo brano sia stato l’ultimo che Scott (R.I.P. = Rock In Peace) ha inciso prima di morire nel sonno fa venire i brividi. Per questo essa è considerata il suo testamento spirituale, oltre che una delle sue migliori interpretazioni.
“One of these days I’m gonna change my evil way
riding home.”
PS: un amico mi ha chiesto di fargli un cd con le mie preferite. È mia buona pratica non fare playlist più lunghe di 80 minuti e fare in modo che le canzoni si susseguano armoniosamente, senza stacchi bruschi.
Detto, fatto:
1) Hells bells
2) Let there be rock
3) The razor’s edge
4) Back in black
5) Ride on
6) Thunderstruck
7) Jailbreak
8) Shot down in flames
9) Stiff upper lip
10) Rock ‘n roll train
11) Dirty deeds done dirt cheap
12) Whole lotta Rosie
13) Hail cesar
14) Black ice
15) You shook me all night long
16) Fire your guns
17) For those about to rock (we salute you)