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LNZNDRF

4.15 8.3

Avete in mente i New Order di Movement? Vi piacciono i Joy Division? Non potete vivere senza i The Cure? Credete che la vostra vita sia un enorme macchia grigiastra senza un particolare scopo? Amate la Berlino dei primi anni ’80? I Jeans stretti e a vita alta, le Stan Smith? Fate foto in bianco e nero? Credete che le scritte sui muri siano arte e non vandalismo? Quando passeggiate solitari per le strade della vostra città spesso vi succede di fermarvi a guardare gli alti e fatiscenti palazzi di periferia che come mostri di cemento rendono ancora più malinconiche le vostre fumose giornate metropolitane? Ecco, se siete anche solo una cosa di tutto questo, gli LNZNDRF sono ciò che stavate cercando.

Cosa succede se prendi Ben Lanz, magico trombettista dei Beirut e collaboratore dei The National e di quel fenomeno musicale di Sufjan Stevens, lo mischi con i fratelli Devendorf, pilastri fondanti degli appunto The National, gli lasci libera ispirazione, shakeri un attimo e aspetti un paio di giorni? Ecco quello che esce sono gli LNZNDRF. Non provate neanche per scherzo a pronunciarlo, vi si potrebbe bloccare la mandibola e procurarvi una paresi facciale fulminante.

Vi elenco brevemente le motivazione del perché chi ama questo genere di musica deve assolutamente ascoltarlo.

Questo strabiliante lavoro è stato registrato in due giorni e mezzo – ho detto 2 giorni e mezzo – Lo hanno registrato in una chiesa di Cincinnati. I tre musicisti che ci hanno lavorato sono nel loro genere dei veri maestri. Ben Lanz è uno dei polistrumentisti più ricercati del panorama musicale contemporaneo,  Scott Devendorf al basso è una certezza mentre il fratello Bryan ha dato prova con i The National di essersi creato una figura a sé stante e riconoscibile universalmente.

Veniamo all’album. Ci sono 8 tracce e questo è già positivo (non ne posso più di album interminabili con 15 o più brani di cui la metà inutili). LNZNDRF è un lavoro coerente e compatto, l’apripista è la strumentale Future You dove pulsazioni e riverberi metallici vengono sbaragliati da una batteria che va a braccetto con un basso di altri tempi e da una chitarra che più POST PUNK non si può.

Lnzndrf - Band

Beneath the Black Sea è la perla luccicante. La prima volta che l’ho ascolta ho pensato: OH MY GOD! I Joy Division di Curtis si son messi a dipingere con i New Order dei primi tempi e quello che ne è uscito è un capolavoro da preservare ora e sempre nei secoli dei secoli, amen. La voce baritonale e riverberata di Ben Lanz, le percussioni sorde e ripetitive di Bryan Devendorf, quell’atmosfera malinconica, di un mondo lontano, poco chiaro e sfocato. Dal falsetto della più onirica Mt Storm, per poi riprendere leggerezza con il funky di Kind Things. L’album prosegue il suo cammino senza nessun sbavatura, i restanti quattro brani – degna di nota è la strumentale Hypno-Skate – sono anzi la riprova della perfetta riuscita di questa incredibile collaborazione. 

Mi ripeto: se oggi, nel 2016, esiste musica  che ha la forza rivoluzionaria/emotiva di grandi classici del passato ma al tempo stesso fa della modernità compositiva la sua grande dote; non posso far altro che mettermi le cuffie e sorridere alla grande.

Tracce consigliate: Beneath the Black Sea, Future You, Monument, Hypno-Skate.

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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