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STRADE

3.5 7

Guccini dice che le canzoni più belle sono quelle che ti fanno dire: “Perché non l’ho scritta io?”. Ecco, in questa frase sta il mio giudizio sull’album del cantautore padovano Michele Citton.

Brani che attraverso immagini per nulla banali e originalissime scelte poetiche riescono a restituire un’esperienza autentica, seppur trasfigurata, che si comunica efficacemente a chi sa ascoltare (nonostante il suono “garage” sia un elemento che potrebbe essere migliorato). Il gioco è saper cogliere le corrispondenze tra sé e le note pulite della sua chitarra, che ci accompagnano lungo le “strade” del mondo in un viaggio che è suo e, misteriosamente, di ognuno di noi. Siccome ritengo vero quanto afferma il poeta russo Mandel’stam, che “dove un’opera si rivela commensurabile alla sua parafrasi, là non ci sono lenzuola gualcite, la poesia, per così dire, là non ha pernottato”, non sprecherò troppe parole a commento di brani che dicono più di quanto io possa parafrasare.

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1 – PRELUDIO SENZA NOME: Quante volte è capitato di provare insofferenza verso parole vuote, un’ abitudine che stanca e soffoca il “cuore avventuriero”, mentre l’universo, “un gigante in indifferente”, sorride; fino a che il cerotto non si stacca e si ricomincia a sanguinare. Ecco il “Preludio senza nome” a un viaggio inquieto e imprevedibile ma desiderabile e attraente come la risposta a tutto ciò che lascia insoddisfatti.

2 – ICARO: E’ il viaggio folle di Icaro, le cui ali “hanno lacrime di cera”, che vede tutto prima di precipitare in picchiata. “Sono stanco di sognare, voglio vivere! / Se l’antico labirinto ha già innalzato le pareti / fammi andare ancora in alto verso il sole”. Senza dubbio una delle canzoni più belle e orecchiabili dell’album.

3 – NOTTE D’AMORE DI UN MARINAIO IN LICENZA: Un andamento musicale messicaneggiante che ricorda “Ultimo amore” di Vinicio Capossela o le più narrative tra le canzoni di De Gregori accompagna il ricordo di un marinaio, che non riesce a dimenticare quella notte d’amore, sul porto di Singapore.

L’illusione di aver finito il viaggio, di essere arrivato, ma “la mia nave era bianca e splendeva, / la marea era alta e lei piangeva”. Colpa del mattino, “spietato assassino dei sogni d’amor”? Dopo sei giri del mondo, ancora per mare, il marinaio continua a sognarla.

4 – 500 SPORTING: Omaggio doveroso al proprio mezzo di trasporto, col quale si divorano le distanze cercando di raggiungere un orizzonte che si allontana, fino a “dove il sole si tuffa nel mare”.

5 – PIZZERIA: “E’ solo un flusso di coscienza mentre aspetto gli altri amici per la pizza”. Un brano ozioso come una calda serata d’estate. I protagonisti sono “la sera e il mio canto per te”. Finale a sorpresa.

6 – NOVEMBRE: L’unico brano rock dell’album. Grande canzone (a mio avviso)! L’andamento alla Smiths scandisce un ritornello che rimane impresso nella memoria, come una verità sfiorata: “Cosa c’è? / c’è che tutto quel che stringo, amico, sfugge da me. / Cosa c’è? / C’è che niente rimane dov’è!”.

7 – CITTA’: Altro brano “caposseliano” (e quindi “waitsiano”) nella scelta delle inquadrature della propria città, “mezza regina, mezza sgualdrina”. Un brano alcolico per un filosofo viaggiatore che preferisce, dopo un bell’inchino e un fiore alla piazza di Padova, ripartire nel suo viaggio.

8 – IMMAGINE: Sarà immagine o verità l’amore che aspetterà oltre quel ponte? Un amore che potrebbe far “germogliare la felicità” ma che resta “qualcosa che io non so”. Una dolcissima e malinconica melodia accompagna il dispiegarsi di “strade infinite, / che partono tutte da qui”.

9 – FARO AL CENTRO DI UNA PIANURA: Immagine “senza tempo e senza paura” (e anche senza alcuna utilità) in cui si rispecchia il protagonista, che prega la fantasia , con questo brano scanzonato, di portarlo lontano dalla sua lei. Un viaggio interiore nel tentativo di dimenticare una brutta esperienza amorosa e di uscirne più saldo.

10 – PIOGGIA E SOLE: Motivetto e immagini dal sapore africano, che sono un inno alla vita, “bugiarda ma bella” e che, soprattutto, “è la sola che hai”. Tra “pioggia e sole, aspettando un caffè”.

11 – ALBA ADDIS ABEBA: “A che serve la bellezza / se la verità è lontana?”. Brano che trae ispirazione da una morte tragica, in un hotel di Addis Abeba, che porta con sé domande urgenti che trascendono la circostanza diventando universali; in attesa di una voce alle spalle che torni a dare appuntamento fra le braccia di Dio.

Un brano profondo, intimo, raccolto, lirico e delicato. Tra quelli che indubbiamente sento più miei.

12 – CARTE DI STRADA: Come in un lento alla Modena City Ramblers (tante le citazioni), Michele ci dà appuntamento “alla foce segreta del fiume / dove non servono più le parole / […] senza più compromessi o illusioni, / soltanto silenzio, gabbiani, canzoni”. Tutto passa, le sigarette come le stelle, ma la foce segreta del fiume è “dove tutto inizia / e dove tutto ha una fine”.

Questo brano è un inno al suo personale Porto Sepolto; e noi vi giungiamo con lui, grazie alla sua musica.

13 – IL CAVALIERE UBRIACO: Favola sottovoce di un cavaliere ubriaco, “a cavallo di una staccionata”. Egli lascia la donna, di sera, e si avventura alla guerra. Perde, è ferito, ma attende. E di nuovo il destino, come un bambino che lo guarda in volto, lo spinge a cavalcare. Verso dove? “Il cavaliere non lo sa”.

14 – RAPSODIA PIRATA: Indubbiamente il capolavoro dell’album: 8 minuti di canzone per un viaggio caleidoscopico fino all’inferno della noia di un pirata ferito, per poi riemergerne più forti e determinati, pronti ad andare all’arrembaggio. Canto napoletano, melodie zigane, stornelli pirateschi e molto altro per questa chiusura ad effetto, degna di un grande album.

Posso solo dire, in conclusione, che mia moglie, “una casa che vola per me” (G. K. Chesterton), sta già cercando due biglietti per l’Irlanda: il cuore avventuriero si è destato, finalmente.

Ma soprattutto, quest’album, mi ha fatto tornare una gran voglia di cantare!

Leggete, ascoltate e passate parola!

 

 

Brian

Amo mangiare, bere, dormire e... Cosa mi distingue da un grosso orso? Pochi peli e l'amore per la musica. Genere preferito? Femminile, naturalmente! PS: sono marito, padre e professore, ma questa è un'altra storia...

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