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SYNCHRONICITY

5 10

“Le cose migliori le faccio quando soffro e sono tormentato”

(Sting)

Con questo complicato e maestoso album i Police raggiungono la maturità artistica e musicale che era nell’aria da un po’ ma non aveva ancora preso una forma ben definita.  Ascoltando i lavori precedenti si poteva sentire che mancava ancora qualcosa, mancava un capolavoro; un qualcosa di veramente unico in grado di consacrare una band.

Questo qualcosa nel caso dei Police prende il nome di Synchronicity”. Siamo nel 1982, Sting sta vivendo un periodo molto difficile; ci sono tensioni con la casa discografica, la Virgin Records, che ha usato una canzone per uno spot pubblicitario senza il suo permesso. Ma la vera causa del disagio che Sting stava passando era il definitivo naufragio del matrimonio con Frances Tomelty, così per esorcizzare tutte queste inquietudini decise di partire per Montserrat dove registrò il disco più cupo ma anche il più bello della sua carriera.

The Police
The Police in studio

Fine del mondo, spiritualismo, sincronicità, fallimento dei rapporti personali/amorosi e la morte di Dio. Queste sono più o meno le tematiche che l’eterogeneo ed eclettico Sting va a toccare in quest’album. La bellezza di Synchronicity sta nella sua duplice forma: da una parte c’è frenesia, filosofia e  misticismo; dall’altra vengono fuori i sentimenti più profondi e veri dell’uomo: amore, sofferenza e fede.

Nella prima parte si è tempestati da sonorità frenetiche e quasi isteriche ( Es. Synch. I & II), poi tutto ad un tratto cambia, la musica passa ad un genere di rock più classico e intimistico, toccando una punta di pop-rock con un pezzo fantastico e inclassificabile: Every Breath You Take. Secondo me questa è la chiave di lettura dell’album, ma ora entriamo un po’ nel dettaglio.

Breve pippone storico:

Il titolo dell’album è un chiaro ed esplicito rimando al pensiero jungiano che trova nella sincronicità uno dei suoi temi di maggior interesse; per sincronicità si intende l’ipotesi introdotta da Carl Jung nel 1950 per descrivere la contemporaneità di due eventi complessi connessi in maniera acausale.

Coincidenza  di due o più eventi atemporali, quindi non sincroni, legati da un rapporto di analogo contenuto significativo”.  

“Syinchronicity I” parla appunto di questo, il ritmo nervoso e frenetico con cui parte ci introduce alla psicanalisi; riesce a trasmetterti un senso di paranoia. La batteria incalzante e la voce nervosa di Sting ti accompagnano in questo viaggio attraverso l’allucinato sincronismo jungiano:

“Con un respiro, con un flusso Conoscerai Sincronismo Una trance nel sonno, un ballo da sogno Una storia d’amore condivisa Sincronismo Un principio di collegamento Legato all’invisibile, quasi impercettibile Qualcosa di inesprimibile La scienza è insensibile, la logica così inflessibile Casualmente collegabile Tuttavia nulla è invincibile Se condividiamo questo incubo, allora possiamo sognare…”

 “Walking In Your Footsteps” è in grado di portarci per mano attraverso una giungla preistorica. Anche qui è la musica a raccontare più delle parole stesse, le percussioni gestite da Copeland danno man forte agli affilati vocalizzi di Sting in modo da far acquisire al brano la parvenza di una ballata dal sapore primitivo. Siamo sommersi da un’elettronica tribale e da echi animaleschi, in lontananza la voce di Sting annuncia presagi di catastrofi atomiche e si mette a discutere addirittura con gli stessi dinosauri, chiedendogli come mai si sono estinti.

“Ehi signor Dinosauro, ehi potente Brontosauro…”.

Il brano si conclude con la criptica espressione:

“Dicono che i mansueti erediteranno la terra”.

In “O My God”, Sting da voce ad una disperata e angosciata richiesta d’aiuto verso una distante divinità:

“Take the space between us, and fill it up, fill it up, fill it up!”.

Da apprezzare il soliloquio a base di sax nel finale. Le due canzoni successive, “Mother” e “Miss Gradenko”, sono due allucinati pezzi scaturiti dalle geniali menti di Summers (la prima) e Copeland (la seconda). Decisamente più ascoltabile la seconda. Chiude il primo lato la spettacolare “Synchronicity II”. L’intro ha un non so che di spaziale, con dei laser di sottofondo, poi Copeland attacca a percuotere in maniera aggressiva ed un grido di Sting introduce un cambio di ritmo con riff di chitarra veramente rockettaro.

In questo brano viene psicanalizzata spietatamente la famiglia media, il canto rabbioso di Sting squarcia il velo delle tragedie nascoste nella banalità e nelle frustrazioni della vita quotidiana.

“Un’altra mattina di periferia / La nonna che grida al muro / Dobbiamo urlare sopra il chiasso dei nostri rice crispies / Non riusciamo a sentire assolutamente niente / La mamma canta la sua litania di noia e frustrazione / Ma sappiamo che tutti i suoi suicidi sono una finta / Papà fissa solo lo sguardo lontano / C’è tanto altro che può portare sulle spalle / Molte miglia lontano qualcosa striscia dalla melma sul Fondo di un cupo lago scozzese Un’altra orribile mattina industriale / La fabbrica vomita porcherie nel cielo / Oggi lui cammina senza impedimenti attraverso i picchetti degli scioperanti / Non pensa di chiedersi perché Le segretarie sporgono le labbra e si agghindano come prostitute da poco in una strada a luci rosse / Ma tutto quel che pensa di fare è guadagnare / Ed ogni singolo incontro con il suo cosiddetto superiore È un calcio umiliante nel ventre / Molte miglia lontano qualcosa striscia verso la superficie Di un cupo lago scozzese / Un’altra giornata di lavoro è finita Si deve affrontare solo l’inferno dell’ora di punta / Inscatolati come sardine in brillanti scatole di metallo / Concorrenti di una corsa suicida / Papà afferra il volante e fissa solo lontano / Sa che qualcosa da qualche parte deve rompersi / Adesso vede la casa di famiglia che si profila nella luce dei fari / Il dolore al piano di sopra che gli fa male agli occhi /Molte miglia lontano c’è un’ombra sulla porta di un cottage sulla Riva di un cupo lago scozzese”.

“Molte miglia lontano qualcosa striscia dalla melma sul Fondo di un cupo lago scozzese”

Si arriva esausti a questo punto dell’album ed è qui che salta fuori ciò che meno ti aspetti: “Every Breath You Take”. Ormai siamo abituati ad ascoltare questo brano, ma pensate la prima volta, provate a ricordare la prima volta che avete ascoltato questo pezzo; io me la ricordo. Era come se avessi trovato qualcosa che stavo cercando da lungo tempo, una canzone che sapevo doveva esistere da qualche parte ma non l’avevo ancora incontrata.

La canzone dal testo che ogni donna vorrebbe sentirsi dedicare non presenta nè rock, nè reggae e nè reminiscenze punk, nasce evidentemente dagli stati d’animo che turbavano Sting in quel periodo:

“La composi in un momento di orribile angoscia; scrivere quella canzone fu un’esperienza catartica”.

Canzone d’amore che però la parola amore non pronuncia mai, canzone d’amore che però parla di un amore finito; quell’amore che può salvarti ma che può anche distruggerti:

 “King Of Pain” è un amalgama delle immagini più angoscianti e dolorose di uno spirito torturato. Mi piace un sacco lo sfondo di tastiere e l’incredibile Sting è in grado ancora una volta di emozionarci con le sue geniali capacità vocali.

“C’è una piccola macchia nera sul sole di oggi / È la stessa vecchia cosa di ieri …..Ma è il mio destino essere il re del dolore / C’è un fossile intrappolato nell’alta parete di una scogliera / Quella lassù è la mia anima / C’è un salmone morto congelato in una cascata….”

“Wrapped Around Your Finger” è la sorella più brutta di Every Breath You Take. Secondo singolo estratto, canzone mielosa e un po’ troppo lagnosa per i miei gusti, però comunque piacevole ed ascoltabile.

Questo lungo viaggio che parte dalla preistoria, passa per la psicoanalisi ed arriva a toccare ciò che di più bello abbiamo, l’amore, si conclude nel modo più incredibile: seduti ad un tavolino in mezzo al deserto del Sahara a sorseggiare una tazzina di Tea. “Tea In The Sahara” chiude l’album con una nota di mistero e inquietudine, una chitarra minimale sembra perdersi in orizzonti sconfinati e ci inonda di sole e sabbia del deserto (è il “wobbing cloud”, un effetto inventato da Summers) che riesce a vaporizzare letteralmente la canzone. Nel vinile non è presente “Murder By Numbers”, contenuta invece nella versione cd dell’album. Quindi non ne parlerò. Dopo quest’album i Police decidono di prendersi una pausa che dura tutt’oggi, le tensioni tra Sting e Copeland non sono più sostenibili e così ognuno prende la sua strada, ma non venne mai ufficializzato lo scioglimento della band.

I tre policeman non potevano concludere nel modo migliore la loro breve ma intensa carriera, regalando al mondo intero un vero gioiello ed io gliene sono veramente grato.

Scelte da noi per voi: Tutte ( ma Every Breath You Take un po’ di più).

 

 

Mario

Laureato in economia, ma ciò che amo veramente è la musica e provo anche a scriverci qualcosa. “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie“ Follow @guerci_mario

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