Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con i ragazzi de La Base, gruppo hip hop con la passione per la musica suonata, il soul e il funk. Loro sono il rapper Kenzie, il chitarrista Francesco Fioravanti, il cantante Massimo Cantisani, i bassisti Guerino Rondolone e Dario Giacovelli, il batterista Davide Savarese e infine Benjiamin Ventura alle tastiere.
Insomma: un collettivo che più italiano non si può, ma in grado di creare sonorità mozzafiato con grande respiro internazionale.
ITF: Ciao ragazzi, ci raccontate un po’ come nasce il progetto La Base?
LB: il progetto nasce circa due anni fa un’idea di Francesco, il chitarrista: scrisse delle strumentali e, insieme agli altri membri del gruppo, le ha registrate e mixate. Dopo di che furono contattati Massimo e Kenzie per prendere parte al progetto come voci. Dopo un annetto di lavoro quelle strumentali diventarono un EP di sei tracce uscito a febbraio di quest’anno: “La Base“.
ITF: Siete in tanti, come vi siete conosciuti? Com’è nata la vostra crew?
LB: ci siamo conosciuti un po’ per caso in giro per le jam di Roma. Kenzie invece è un amico di vecchia data di Francesco, essendo entrambi originari di Ascoli Piceno. La crew è nata un po’ alla volta dall’unione di musicisti accomunati dalla passione per la stessa musica: soul, hiphop, funk e jazz. Oltre alla musica abbiamo la fortuna di essere anche buoni amici.
ITF: Ho letto che siete di Roma e dintorni, pregi e difetti di una città così complessa?
LB: Basta una foto per descrivere i pregi di Roma. E basterebbe un’altra foto per descriverne anche i difetti. Ma probabilmente l’essenza e la particolarità della città è proprio la convivenze degli uni con gli altri.
ITF: Roma è forse la città più in fermento e più attiva per quanto riguarda la nuova scena musicale in Italia. Com’è oggi la scena rap romana? Conoscete Carl Brave x Franco126 (mi curiosità eh, potete anche sfancularmi)?
LB: Roma ha da sempre una tradizione rap pazzesca e continua ad essere un polo di talenti incredibili. Si, conosciamo Carl Brave ma basta ascoltarci per capire che abbiamo poco in comune 🙂
ITF: Arriviamo al disco, la prima cosa che ho notato e che più mi ha colpito del vostro EP, è il sound. Un sound molto curato e che fa trasparire una grande tecnica e padronanza nell’uso degli strumenti. Cosa vi ha spinto a scegliere queste sonorità così poco italiane, ma molto internazionali? (Penso all’hip hop americano).
LB: il disco è stato prodotto interamente dai musicisti della band, senza sample, batterie elettroniche e niente di finto: questo sicuramente è quanto più ci distingue da gran parte della produzione attuale. Non è stata una scelta che abbiamo preso: non abbiamo fatto altro che suonare la musica che ci piace e che facciamo da sempre.
Non abbiamo fatto altro che suonare la musica che ci piace e che facciamo da sempre
ITF: Ascoltandovi ho avuto un sussulto perché alcuni passaggi più jazz, mi hanno lontanamente ricordato quando da piccolo mio padre mi faceva ascoltare Pat Metheny (maestro supremo della chitarra jazz e fusion); c’entra qualcosa con voi?
LB: non direttamente Pat Metheny, ma siamo tutti musicisti con una formazione accademica e il jazz fa sicuramente parte del nostro bagaglio linguistico.
ITF: Se dovreste scegliere un album a testa da portarvi su di un’isola deserta quale scegliereste?
LB: Jimi hendrix – Experience, Fritz da Cat – 950, Herbie Hancock – Head Hunters, Amy Winehouse – Frank, D’angelo – Voodoo e un disco qualsiasi di Ray Charles.
ITF: I temi trattati nel vostro disco sono molto comuni ma allo stesso tempo profondi. Se penso anche ad altri vostri colleghi che fanno musica, il tema generale che passa è quello di un disagio e di un malessere generale. Soprattutto per la nostra generazione. Voi cosa ne pensate ? In che modo cercate di reagire a questo disagio generazionale, se così possiamo chiamarlo?
LB: probabilmente è il disagio di una generazione che ha perso ogni certezza: il lavoro, una classe politica che punta sempre più alla pancia dell’elettorato anziché farsi portavoce di ideali, il terrorismo, i Social che hanno soppiantato la vita reale, l’appiattimento culturale a cui si è assistito nelle ultime decadi…L’unico modo che conosciamo per reagire è quello di parlarne attraverso la nostra musica, d’altronde l’arte non è altro che rappresentazione della realtà che ci circonda.
ITF: Ok, dopo la domanda peso, pensiamo a robe più easy. Avete già in programma un tour per portare in giro il vostro splendido EP d’esordio?
LB: Abbiamo già fatto diverse date di presentazione e stiamo lavorando a molte altre: speriamo di toccare quante più città possibili!
Vi aspettiamo a Milano,
Grazie mille a voi per lo spazio concesso. A presto!